Di Battista va all’attacco del Carroccio: “Deve restituire 49 milioni agli italiani”

Un po’ministro degli Esteri, un po’contraltare di Matteo Salvini, molto capopopolo complottista.

Alessandro Di Battista, ospite di Fabio Fazio a Che Tempo che fa, continua ad interpretare il ruolo di front man del M5s. Battibecca con il conduttore, si atteggia a parodia di Pier Paolo Pasolini ripetendo più volte l’espressione «non ho le prove», infilza il Carroccio con qualche stilettata, seppur felpata.

Pronti, via e Dibba dà la prima notizia. «Ripartirò dopo le elezioni europee, andrò in India. Bollywood è una potenza enorme – ha proseguito – se l’Europa non si unisce dal punto di vista politico India e Cina ci fanno il mazzo». Il prossimo viaggio non è in Congo, quindi, e Di Battista non è un pericoloso distruttore dell’Ue. A domanda sull’Europa, l’ex deputato risponde: «Non sono mai stato antieuropeista, fino ad oggi l’Europa non è mai esistita, ci sono stati solo burocrati, se il M5s odiasse l’Europa non si presenterebbe alle europee». La ricetta è semplice: «Per noi il Parlamento europeo, unico organo democraticamente eletto, deve avere più potere e si lavori sul taglio dei costi».

Uno dei bersagli preferiti è la Francia di Emmanuel Macron. Colpevole di fare politiche neocolonialiste in Africa, quindi Dibba strappa una banconota della Repubblica Centrafricana stampata nel paese transalpino, e responsabile del caos immigrazione. «I migranti nel Mediterraneo – dice – li salverei e li porterei a Marsiglia, finché non si creerà un incidente diplomatico con la Francia non si risolverà nulla».

Poi Di Battista si lancia in una difesa dei colleghi prodighi di gaffes. A proposito di Toninelli spiega: «Danilo è stato massacrato per aver sbagliato una foto o toppato una consecutio temporum. Qualche giorno fa, però, il ministro Toninelli ha bloccato gli aumenti dei pedaggi autostradali». E via con i complotti: «Danilo è stato massacrato dai media, e dietro secondo me ci sta la mano dei Benetton». Foschi scenari evocati anche a proposito della Tav, bollata come una «sciocchezza» e una «stronzata». Il grillino parla di imprecisate «intercettazioni di ndranghetisti che dicono di costituire comitati Si Tav» e aggiunge «si sono già steccati delle tangenti, che ora hanno la forma più elegante delle consulenze».

Infine i 49 milioni della Lega: «Questi soldi appartengono a tutti noi e devono essere restituiti, anche se Salvini non è stato condannato per questa vicenda».

il giornale.it

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