Migrante riduce in fin di vita una donna. Ma il gip lo mette in libertà. Precedenti pericolosi.

Dopo la notizia della lieve misura cautelare decisa dal giudice per le indagini preliminari di Ragusa a carico di un mediatore culturale gambiano, A.S. 26 anni, che ha violentato una donna, molti hanno gridato allo scandalo.

L’aveva minacciata di morte perché non parlasse e, non pago, il giorno successivo si era riavvicinato a lei accusandola di aver violato una regola della struttura, finendo poi con il fratturarle le ossa nasali, la mascella e uno zigomo perché si era difesa minacciando di dire alle forze dell’ordine cosa le aveva fatto.

C’è voluto del tempo per rintracciare il 26enne, che non lavora più nella struttura e aveva fatto perdere le proprie tracce. Gli uomini della Squadra mobile di Ragusa, operando con l’Ufficio immigrazione della questura, lo hanno individuato venerdì scorso dopo non poche difficoltà: ed eccolo a piede libero.

Sì, perché per lui non si sono aperte le porte di nessun carcere, e nemmeno i domiciliari, ma è stato deciso il divieto di avvicinamento alla vittima e l’obbligo di dimora nel comune della provincia di Ragusa in cui abita.

La notizia ha fatto indignare i cittadini. E non solo. La vicenda ha riempito le testate giornalistiche.

Sul caso è intervenuto anche il ministro dell’Interno, Matteo Salvini: “carcere duro ed espulsione. Altro che risolvere il problema con amore, gessetti, girotondi o sorrisi”.

E la presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni ha chiesto «tolleranza zero, anche in difesa delle donne africane». Ma tutti gli altri? Silenzio stampa.

Per questo mediatore culturale nemmeno un’ora, in carcere. Sembra tutto ancora troppo normale?

Fonte: Il Giornale

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