Catania, mediatrice vessata da 5 migranti. Ma i profughi non vengono puniti

Mediatrice culturale di un centro d’accoglienza di Catania costretta a rivolgersi alla poliziaper tutelarsi dalle violenze di 5 ospiti della struttura.

La donna, di nazionalità marocchina, si trovava ad operare in funzione di educatrice nell’ambito di una comunità dove sono alloggiati sia minorenni non accompagnati che maggiorenni. Le sue cure non sono state tuttavia ripagate con la stessa moneta, dato che in cambio la donna ha ricevuto odio e minacce da parte di alcuni giovani ospiti della struttura. La denuncia presentata alle forze dell’ordine è motivata infatti da minacce gravi, lesioni e violenza privata.

Nel tentativo di portare ordine tra gli stranieri e spiegare loro le fondamentali norme di buona educazione civica da rispettare nel centro 5 di loro, 3 maggiorenni e 2 minorenni, l’avrebbero più volte intimidita. I più smaliziati i minori, ben consapevoli del fatto che le leggi italiane non avrebbero calcato più di tanto la mano nei loro confronti, come già accaduto quando si erano scagliati contro un’altra educatrice. Questi hanno quindi terrorizzato la marocchina con la minaccia di romperle i denti, senza avere timore di ritorsioni.

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Gli extracomunitari pretendevano di non avere orari da rispettare per i pasti, e quando la donna aveva avuto l’ardire di convincerli che pranzare alle 10 non fosse una buona cosa erano scattate, immediate, le ritorsioni nei suoi confronti. L’educatrice era stata quindi pestata e, minacciata con un bastone, si era trovata costretta addirittura a rinchiudersi a chiave dentro uno stanzino. Una volta al sicuro, pur se ferita, era riuscita a contattare le forze dell’ordine anche se, in attesa del loro arrivo, gli africani avevano preso a calci la porta urlandole contro ingiurie e minacce a sfondo sessuale.

Gli agenti del commissariato di Borgo Ognina, impegnati nell’investigazione, hanno svolto accertamenti nella comuinità di Catania incriminata. Tuttavia da subito 2 dei 5 indagati si sono rifiutati di collaborare con le indagini, preferendo allontanarsi dalla struttura. La mediatrice marocchina, che ormai non lavora più nel centro, ha trovato spazio in un’altra struttura di accoglienza.

il giornale.it

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