Ecco chi sono i 18 “ribelli” grillini contro il dl Sicurezza

Dopo le tensioni al Senato, con cinque “ribelli” M5S che hanno detto no al dl sicurezza, lo scontro interno al Movimento 5 Stelle si sposta alla Camera, dove la fronda è ben più copiosa.

A Montecitorio sono infatti diciotto i deputati grillini pronti a non votare il testo del decreto che porta la firma di Salvini e che arriverà in aula il prossimo venerdì. Ieri i “dissidenti” hanno chiesto al capogruppo Francesco D’Uva più dialogo all’interno del movimento, lamentando che troppo spesso le decisioni vengono calate dall’alto. Dai vertici del M5S è già arrivato lo stop a qualsiasi “rivolta” e il ministro dell’Interno ha già detto che il voto definitio al dl deve arrivare entro il 3 dicembre “o salta tutto”.

Ma i mal di pancia restano. Sono 18 gli eletti con il M5S che ieri hanno firmato una lettera per chiedere ulteriori modifiche al testo approvato in Senato. Molti sono vicini all’area “ortodossa” che fa capo a Roberto Fico. E qualcuno è già noto per le sue posizioni critiche.
Come Gilda Sportiello e Doriana Sarli. Poi ci sono Valentina BarzottiRaffaele BrunoSanti CappellaniGiuseppe D’IppolitoPaola DeianaCarmen Di LauroYana Chiara EhmAntonio FedericoVeronica GiannoneConcetta GiordanoRiccardo RicciardiElisa SiragusaSimona SurianoGuia TerminiRoberto Traversi e Gloria Vizzini.

“Riteniamo che il testo che arriverà alla Camera abbia molte criticità che si rifletteranno pesantemente sulla vita dei cittadini”, dicono i 18 malpancisti, “Un testo che non trova, in molte sue parti, presenza nel contratto di Governo ed è, in parte, in contraddizione col programma elettorale del Movimento 5 Stelle”.

Pur non essendo tra i firmatari, critiche arrivano anche dal deputato M5S Giuseppe Brescia, presidente della Commissione Affari costituzionali che dovrà esaminare il decreto: “Siamo convinti che anche la parte sugli Sprar potrebbe essere perfezionata”, ha spiegato parlando dei cinque emendamenti su 600 presentati proprio dai 5 Stelle. “Personalmente ho ritenuto opportuno non presentare emendamenti migliorativi come relatore perché è noto che non governiamo da soli”, ha aggiunto, “L’impianto proposto dal decreto regge se aumentano i rimpatri e se il numero di sbarchi rimane invariato, in caso contrario questo sistema è destinato a creare più irregolari, più marginalità e più insicurezza”.

il giornale.it

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