“E’ finita la pacchia anche per gli statali”. Ecco il piano del Governo per “eliminare” i fannulloni di Stato

 

Dopo Renato Brunetta, che passò allo storia per aver dichiarato guerra agli statali fannulloni, i quali – essendo riposati da una vita – lo inseguirono anche alla cerimonia delle sue nozze, tocca a Giulia Bongiorno (auguri!) provare la stessa ebrezza missionaria nel convertire i lazzaroni. È dal dicembre  2011 che costoro sono in placido letargo. È la data in cui il cazzuto veneziano dovette lasciare il campo. Da allora al ministro della Funzione pubblica non c’ è stato nessuno, cioè Marianna Madia, che era così informata sulla questione che andò a sedersi in un ministero sbagliato, ma soprattutto era sbagliata lei.
Giulia Bongiorno non è della stessa pasta eterea e botticelliana. La sua grinta è caravaggesca piuttosto.

E ha deciso di levare la pelle, ma con la delicatezza propria di una signora, ai fannulloni che popolano le fila degli Statali. Ha predisposto una serie di norme, che presenterà martedì, equivalenti a un vaccino contro la scrocconeria di chi concepisce il posto nella Pubblica amministrazione come una rendita, a prescindere dal lavoro. Una specie di reddito di cittadinanza trasferito dal divano di casa a quello dell’ ufficio. Il principio dominante è che il salario degli impiegati dello Stato è sicuro solo per chi adempie i suoi compiti, e accetta persino il sacrificio di spostarsi dietro un’ altra scrivania, se c’ è bisogno di lui da un’ altra parte. Incredibile coraggio. Lo ha proprio messo sulla carta. Glielo lasceranno fare?

I PUNTI
In buona sostanza, la riforma: 1) rende obbligatori e severi i concorsi per le assunzioni, tagliando gli spazi alle pastette per i raccomandati dal sindacato o dallo zio cardinale o magistrato; 2) sottopone i dirigenti a giudizio di commissioni composte da esterni; 3) anche gli utenti, in realtà datori di lavoro (i cittadini), avranno diritto a esprimere giudizi di cui si terrà il debito conto; 4) allarga i casi di licenziabilità: se in un ufficio sono in troppi, chi è in esubero non può limitarsi a fare la bella statuina, è in mobilità; dopo due «rifiuti» a proposte di cambio d’ ufficio, scatta la perdita del posto.

Tranquilli i diritti umani sono salvaguardati, ma per la prima volta dopo l’ impegno brunettiano reso vano dalla Madia, sono presi in considerazione anche i diritti umani di noi tutti che non partecipiamo di questo Eldorado del posto garantito. La Bongiorno ha fissato (e saranno resi noti nei prossimi giorni, salvo sgambetti da parte dei ministri stellati del dicastero della pigrizia felice) i doveri e le sanzioni per chi li contraddice: ed è su questo punto inderogabile, vero cardine della sua vita professionale e non solo, che cercheranno di scorticare lei.

La tizia però è tosta. Ha difeso presunti mafiosi e assassini, salvandoli da ingiuste condanne: saprà bene difendere se stessa dalle zanne dei ghiri. Facciamo il tifo per lei, e siamo sicuri di essere in tanti. Anche il Papa dal balcone dell’ Angelus, esordirà con un «Bongiorno!», pensate a lei. Lo merita. Rischia parecchio.
Una delle regole della politica è non toccare le corporazioni, perché tolgono il voto. Qualche volta però vale il contrario: se trascuri un tumore, si muore tutti, anche se il tumore ti vota.

Dunque va’ avanti, Giulia. Mentre i grillini si dedicano a ostacolare il lavoro dei privati promuovendo un regime di polizia fiscale e avviluppando di ragnatele elettroniche le attività delle aziende (vedi Feltri, editoriale di ieri), la Bongiorno intende infatti difendere l’ interesse nazionale oltraggiato da chi poltrisce e rallenta le pratiche «perché si è sempre fatto così», con un grado di corruzione guatemalteco.

SERVITORI DELLA GENTE
Soprattutto, la volontà è di instaurare il principio che non è il popolo a essere suddito dei dipendenti dello Stato, tutti devono essere ministeriali (che etimologicamente vuol dire servitori della gente).
Ovvio, ma tocca precisare per evitare malintesi: il discorso fatto per gli statali vale per tutte le categorie.
Anche per i giornalisti, oltre che per gli ortolani e i muratori. Ma in questi campi la falce della crisi ha lavorato e lavora parecchio, e chi si svacca è perduto. Si tratta di trasferire questa lezione della vita in ogni ambito. Nella pubblica amministrazione esistono fuoriclasse e stakanovisti. La «riforma» (si chiama così, ma invitiamo Giulia a cambiare parola, in Italia non è il caso di esagerare) non minaccia loro, e chi protesta ha la coda di paglia.

Per capire l’ entità dell’ impegno del ministero (senza portafoglio) della ministra della Funzione pubblica bastano alcuni numeri. La Bongiorno è la capessa del personale di 3.360.000 statali. Questo è il numero di coloro che riscuotono lo stipendio dall’ Erario. Insegnanti e (ex) bidelli (1 milione e 95mila), medici, infermieri (690mila), Forze dell’ ordine (493mila) ecc. Ma dove l’ avvocata principessa dei fori italici comanda sul serio è sui settori della pubblica amministrazione. Sono 259mila a Roma e nei ministeri; 616mila in comuni ed enti locali. Qui inciderà soprattutto l’ opera dell’ avvocata nostra, amen!

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