Italia, dopo 20 anni di euro il disastro: produzione ferma con la moneta unica

«Non si torna a crescere continuando a usare la zappa quando tutti gli altri hanno il trattore da un decennio». Abbiamo preso questa citazione da un articolo di Thomas Manfredi, statistico economico nel Direttorato di Politiche del Lavoro dell’ Ocse, che ha pubblicato su Strade. Ci sembra riassuma alla perfezione uno dei problemi che assillano l’ Italia: la crescita della produttività del lavoro, cioè il valore aggiunto per ora lavorata, è la più bassa d’ Europa.
Ieri l’ Istat ha aggiornato i dati sulla produttività e ha confermato una tendenza ormai tristemente consolidata: nel periodo 1995-2017 quella del lavoro è aumentata ad un tasso medio annuo dello 0,4% mentre quella del capitale, misurata dal rapporto tra il valore aggiunto e l’ input di capitale, è diminuita dello 0,7%. La produttività totale è risultata essere un piatto 0%.

La zappa e il trattore – Se lo 0,4% è quanto un lavoratore italiano dotato di zappa riesce a consegnare al Paese ogni ora, quanto è in grado di produrre invece un omologo europeo seduto su un potente trattore?
Ce lo dice sempre l’ istituto di statistica che riporta i dati Eurostat: tanto per cominciare il dato italiano è decisamente inferiore alla media Ue, pari all’ 1,6%. Poi Germania, Francia e Regno Unito sono in linea con la media europea: +1,5, +1,4, +1,5% rispettivamente. La Spagna ha segnato un tasso di crescita basso, lo 0,6%, però migliore del nostro, affossato anche da una amministrazione pubblica non tecnologicamente all’ altezza.
Un’ altra citazione, questa volta a marchio Stefano Parisi, manager e politico, mago delle rimonte elettorali (Lazio e Milano) , il jolly che il centrodestra si gioca quando la partita viene data ormai per persa (non è ancora attrezzato per i miracoli, però). Parisi, che tra i tanti incarichi governativi è stato anche capo della segreteria tecnica del ministero del Lavoro e capo del dipartimento per gli Affari Economici della presidenza del consiglio dei ministri, ha detto che la produttività in Italia è così bassa rispetto agli altri partner europei perché «il costo del lavoro è il più alto, i lavoratori prendono pochi soldi in tasca e paghiamo molto alto il costo del lavoro per pagare contributi e tasse».

La moneta unica – C’ è anche da considerare la batosta che le imprese e i lavoratori hanno preso con l’ introduzione dell’ euro e, affermazione ormai pacifica, la relativa svendita della lira. L’ immediata perdita di competitività ha portato il nostro tessuto produttivo a combattere con i concorrenti europei con una mano legata dietro la schiena. Poi, è vero, c’ è anche la riottosità dei padroni ad investire denaro proprio nell’ azienda ma si tratta di un costume che va osservato nel suo complesso, inserendovi anche l’ arretratezza degli istituti di credito, la voracità del fisco e la mentalità di una pubblica amministrazione rimasta spesso ai tempi di Cavour.
Nonostante questo, l’ Italia che produce non si arrende. E, osserva ancora l’ Istat, dal 2012 si è registrato un trend in miglioramento, sia per quanto riguarda la produttività del lavoro sia per quella del capitale.
Nel solo 2017 la produttività totale è cresciuta dell’ 1%, «stimolata anche dall’ aumento della propensione innovativa delle imprese, soprattutto industriali», scrive l’ istituto. Non basta però per acciuffare gli altri paesi più competitivi d’ Europa.

 

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