Luigi Di Maio, l’appello disperato a Salvini: “Se non blocchiamo la Tav, implode il M5s”

La faccia di Luigi Di Maio parlava da sola, quando di domenica mattina a Roma ha incontrato Matteo Salvini per un vertice straordinario. Il suo livello di disperazione è a un punto talmente avanzato che ormai l’unica sua richiesta per il leghista è di appoggiare il blocco a certe grandi opere, visto che i suoi ormai non lo sostengono più. Il grillino cammina sui carboni ardenti ormai da giorni, da quando all’interno del Movimento Cinque Stelle sono scoppiate le grande sulla Tav Torino-Lione e subito dopo il Tap in Puglia. Nel primo caso il sindaco Appendino ha portato in Consiglio comunale a Torino un provvedimento che vorrebbe bloccare l’opera una volta per tutte, per il gasdotto in Salento invece Di Maio si è dovuto rimangiare le promesse fatte in campagna elettorale, ammettendo di non poter bloccare il cantiere, se non pagando decine di miliardi di euro in risarcimenti.

La protesta degli elettori Cinque Stelle traditi rischia di travolgere Di Maio, il vicepremier fatica a reggere questo tipo di pressione, visto che già balbettava dopo aver “sbloccato” la crisi dell’Ilva, con la vendita agli indiani, aziché chiudere la fabbrica come promesso ai tarantini. Di Maio non si può più permettere di far ingoiare altri rospi amari ai suoi elettori, implora l’aiuto di Salvini che per il momento non può far altro che prendere tempo.

La Lega sulle grandi opere non ha posizioni pregiudiziali, anzi Salvini lo ha ripetuto più volte ai suoi: “Se un’opera serve si fa, al di là di quel che è stato promesso”. Di Maio sa bene che se dovesse passare anche la Tav, il Movimento potrebbe implodere in due secondi. Per Salvini non ci sarebbe occasione migliore per disfarsi dell’alleato, ma solo dopo una lenta e dolorosa cottura.

 

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