CasaPound: “Boom di occupazioni rosse ma la Raggi vuole sgomberare noi”

C’è anche CasaPound nella lista dei quasi cento immobili occupati della Capitale per i quali il Viminale ha annunciato tolleranza zero.

In pratica significa censimenti degli occupanti e sgomberi tempestivi. Una procedura, questa, che la sindaca di Roma, Virginia Raggi, ha invocato anche per lo stabile di via Napoleone III, che dal 2003 è diventato la fortezza delle tartarughe frecciate. “Mi aspetto un segnale forte”, ha detto a margine della riunione del comitato sull’ordine e la sicurezza che si è tenuta in Prefettura la scorsa settimana, assicurando di aver “messo a disposizione, quando arriverà il momento, la polizia di Roma Capitale e il sistema dell’accoglienza”. “Aspettiamo un input che chiaramente non è nostro”, ha aggiunto la sindaca, lanciando una frecciatina al ministro dell’Interno, Matteo Salvini.

I riflettori sull’unico centro sociale di destra della Capitale si erano accesi lunedì scorso, quando un’ispezione programmata della Guardia di Finanza è stata rinviata per evitare disordini con gli occupanti. Tanto da spingere la Procura di Roma a chiedere chiarimenti alle fiamme gialle sulla vicenda. “Non abbiamo minacciato nessuno, semplicemente si sono presentati qui con uno stuolo di giornalisti e questo non era nei patti”, ripete Simone Di Stefano all’ingresso del palazzo che oggi tiene le porte aperte a giornalisti e curiosi. “L’ispezione disposta dalla Corte dei Conti si è svolta ieri nella più totale riservatezza e tranquillità”, ci spiega. “I militari hanno acquisito tutte le carte e adesso faranno le loro valutazioni sul danno erariale che CasaPound avrebbe causato – aggiunge – ma considerando lo stato in cui è tenuto l’edificio possiamo affermare che si tratta di un danno assolutamente minimo”.

All’interno della palazzina vivono diciotto famiglie, tutte rigorosamente italiane (guarda il video). Tra loro c’è quella di Patrizio, un ragazzo sulla trentina che vive qui con la mamma dagli albori dell’occupazione. “Non ho un lavoro stabile e mia madre non prende la pensione – ci spiega – viviamo con 700 euro al mese”. Si definisce una “vittima della crisi economica”. Nel 2002 lo sfratto esecutivo dalla casa dove viveva con tutta la famiglia, poi nel 2003, tramite il passaparola, l’approdo a CasaPound. “Se ci sgomberassero non sapremo dove andare”, dice mentre mette in ordine la sua stanza di pochi metri quadri. Mario, invece, di anni ne ha 86 e abita qui con il figlio e la nuora. “I lavori di muratura li ho fatti tutti io”, ci spiega mostrandoci la sua camera matrimoniale. “Mia moglie è morta due mesi fa, ancora non sono riuscito a mettere in ordine”, dice commosso mentre accarezza la sua cagnolina. A fine mese ci arriva con 640 euro. “Centoventi li verso per la manutenzione del palazzo, sessanta per le medicine e con il resto faccio la spesa, sono un economo”, scherza. Per tirare avanti, però, si affida a una statuetta di Sant’Antonio: “Magari non mangio, ma non gli faccio mai mancare i gigli freschi”.

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“Se ci sgomberano sarà una guerra”, promette questo anziano signore pronto a difendere il palazzo con le unghie e con i denti. “Io non me ne vado, e poi la casa la devono dare prima agli italiani – aggiunge – e a chi sennò, a questi che hanno ammazzato una ragazzina?”. “Non penso che ci sarà un’operazione delle forze dell’ordine nei prossimi mesi: in Italia ci sono migliaia di occupazioni con la bandiera rossa e partire da questa, che è l’unica con il tricolore, sarebbe paradossale”, spiega Di Stefano. Non esistono occupazioni di serie A e di serie B, certo. Su questo il presidente di CasaPound sembra essere d’accordo con Salvini. “Ma ci sono delle priorità: ad esempio qui gli occupanti sono tutti identificati e pagano regolarmente le bollette – spiega – mentre esistono moltissime situazioni pericolose, come quella dove è stata trovata morta Desirée”. E poi, prosegue, “ci sono sgomberi e sgomberi”. “Un conto è buttare le famiglie in mezzo alla strada, un conto è offrire soluzioni alloggiative, che – attacca – non vuol dire dividere i nuclei familiari e spedire i bimbi nelle case famiglia”.

Giusto occupare, quindi, “quando le istituzioni non riescono a garantire il diritto alla casa con un piano serio di edilizia residenziale pubblica”. “Solo quando tutti verranno messi nelle condizioni di potersi permettere un affitto – ragiona – potranno partire gli sgomberi”. E alla Raggi dà appuntamento nel palazzo occupato nel bel mezzo della China Town romana: “La aspettiamo qui per discutere di tutto questo”.

 

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