Rimpatri, l’eredità della sinistra: “Se resta così servono 80 anni”

Matteo Salvini non ha mai nascosto che l’immigrazione incontrollata verso il nostro Paese è un problema serio che deve essere risolto il prima possibile.

Così, appena salito al governo, ha ordinato la chiusura dei porti. C’è stato il caso della nave Diciotti, c’è l’inchiesta a suo carico, ci sono tutte le proteste della solita buonista sinistra che lo definiscono fascista e razzista, ma lui non molla. Anzi, tira dritto. “Stiamo lavorando per fare quello che in vent’anni non si è fatto: accordi di espulsione e rimpatrio assistito con tutti i Paesi di provenienza di questi ragazzi e di queste ragazze”, dice il vice premier leghista a L’Indignato speciale su Rtl 102.5.

Senegal, Pakistan, Bangladesh, Eritrea, Mali, Gambia, Costa d’Avorio, Sudan, Niger, sono i Paesi in questione. Ed entro l’autunno “saprò dire quanti e di che tipo” di espulsioni “ho fatto”. Matteo Salvini, quindi, spiega apertamente di voler prendere (lo ha già fatto) di petto il problema dell’immigrazione. E per questo motivo entro settembre “andrò in Tunisia, da lì ne sono arrivati più di 4 mila e non c’è guerra, carestia, peste e non si capisce perché” scappino qui da noi. Per forza, quindi, sono necessari entro l’autunno gli accordi di espulsione e rimpatrio volontario assistito con questi Paesi.

E in tutto questo caos di immigrazione selvaggia, Salvini ci tiene a precisare che l’unico accordo che funziona è quello con la Tunisia, “ne rimpatriamo 80 a settimana”. Ma nonostante questa massiccia attività di espulsione, di immigrati nel Belpaese ce ne sono parecchi. “Noi organizziamo due charter a settimana per un’ottantina di espulsioni – chiarisce – però capite che se ogni settimana, fra tunisini, nigeriani e altri, ne espelliamo 100, ci mettiamo 80 anni a recuperare i 5-6-700mila immigrati entrati negli ultimi anni”.

Una situazione davvero difficile da gestire, situazione a cui si è arrivati per una mancanza dei governi precedenti. Il vice premier leghista, infatti, rivela a Rtl 102.5 di essere in possesso di un dossier “che ho sulla scrivania da tre mesi, da tre mesi stiamo aprendo cassetti, archivi, accordi verbali con alcuni Paesi africani del 1999, ma poi si è persa la firma, il capitolato, non si sa che fine abbiano fatto”.

Insomma, gli accordi con questi Paesi c’erano, ma non si sa né come né perché tutto si è bloccato. È stato bloccato. Si sono perse firme, pezzi importanti e ora ci si trova in questa condizione. Ci si trova con Matteo Salvini indagato per sequestro di persona aggravato. IL GIORNALE.IT

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