Manco fosse un boss della mafia: sono 50 le pagine di accuse contro Salvini trasmesse a Palermo dal pm rosso

Manco fosse un boss della mafia, un trafficante di droga o uno scafista: sono ben 50 le pagine di accuse contro il ministro Matteo Salvini contenute nel fascicolo trasmesso dal procuratore di Magistratura Democratica, Luigi Patronaggio, alla procura di Palermo.

Dopo uno slittamento improvviso, il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio ha appena inviato ai colleghi di Palermo il fascicolo contenente gli atti dell’inchiesta a carico del vicepremier Matteo Salvini, indagato per abuso d’ufficio, arresto illegale, sequestro di persona a scopo di coazione e omissione di atti di ufficio nell’ambito dell’inchiesta sulla nave Diciotti della Guardia costiera.

Con il minsitro dell’Interno è indagato anche il capo di gabinetto del Viminale, Matteo Piantedosi. Il fascicolo è nelle mani di un messo giudiziario che raggiungerà in auto, scortato da un mezzo della Guardia costiera, la Procura di Palermo dove sarà accolto dal Procuratore Francesco Lo Voi. Sarà poi la Procura di Palermo, dopo avere ricevuto gli atti dal Procuratore Patronaggio, a inviare gli atti – entro due settimane – al Tribunale dei ministri, che è la sezione specializzata del tribunale ordinario competente per i reati commessi dal presidente del Consiglio e dai ministri nell’esercizio delle loro funzioni. Sarà poi il Tribunale dei ministri a valutare, entro 90 giorni, se ascoltare Salvini e Piantedosi o fare ulteriori accertamenti.

Le accuse al vice premier leghista sono accuse in una relzione di circa 50 pagine. Alla relazione il procuratore capo di Agrigento Luigi Patronaggio ha anche allegato una memoria.

Ecco chi sono le tre toghe che giudicheranno Salvini

Il Presidente del Tribunale dei ministri è Fabio Pilato, 52 anni, che fino a poco tempo fa aveva ricoperto la carica di giudice tutelare proprio presso il Tribunale di Palermo. Qui è stato tra gli ideatori del protocollo d’intesa siglato insieme con l’amministrazione comunale di Palermo per garantire l’accompagnamento ai minori sbarcati da soli sulle coste siciliane. Prima ancora si è anche occupato di rifugiati e riconoscimento di status e protezione sussidiaria. L’altro giudice è Filippo Serio che proviene dal Tribunale del Riesame. Nel 2011 il suo nome è finito in una lista nera di “amici degli immigrati” pubblicata su un sito neonazista (Stormfront). Il suo nome finì su quella lista perché aveva annullato la misura cautelare per un migrante perché l’ordinanza non era stata tradotta in lingua inglese. Inoltre il giudice è stato anche in prima linea nelle inchieste sulle spese pazze dell’Assemblea regionale siciliana. Infine c’è Giuseppe Sidoti che ha una esperienza di magistrato fallimentare.

Il viceministro ha commentato: “50 pagine di accuse nei miei confronti, 5 reati contestati, 30 anni di carcere come pena massima. Voi pensate che io abbia paura e mi fermi? Mai. So che in Italia ci sono tanti giudici liberi, onesti e imparziali, per me “prima gli italiani” significa difendere sicurezza e confini, anche mettendosi in gioco personalmente. Di politici ladri, incapaci e codardi l’Italia ne ha avuti abbastanza. Contate su di me, io conto su di voi”.

Con fonte Il Giornale

 

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