Di Maio: «Foodora lascia perché ‘il mercato è troppo difficile’, non per le tutele dei lavoratori che noi vogliamo aumentare»

“La dignità di tutti i lavoratori, compresi quelli della gig economy, è il tema che più mi sta a cuore”.

Lo ha scritto Luigi Di Maio in un post sul Blog delle Stelle nel quale ha affrontato anche la questione di Foodora, azienda che si accinge a lasciare l’Italia.

Il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico ha ricordato di aver incontrato i riders come primo atto da ministro e di aver portato avanti un tavolo con i loro datori di lavoro, cioè le piattaforme digitali che si occupano di fare le consegne a domicilio.

I rappresentanti di tutte le aziende che operano in questo mercato in Italia, che in totale sono una decina:

“Parliamo di un mercato promettente, ma ancora in crescita e come spesso succede in questi casi non tutti i concorrenti sopravvivono. E’ il mercato,” ha spiegato, aggiungendo che “tra ieri e oggi si sta cercando di dare al mio impegno per la dignità dei lavoratori la colpa del fatto che una di queste piattaforme, Foodora, sta lasciando l’Italia”.

Proprio sulla vicenda di questa azienda di cui si è parlato negli ultimi giorni Di Maio ha fatto sapere:

“E’ vero che Foodora va via, ma qualcuno sa davvero il perché? Vi do qualche informazione in più. Foodora lascia non solo l’Italia, ma anche la Francia, l’Australia e l’Olanda perché, spiega l’azienda: ‘il mercato è troppo difficile’. Quindi non per le tutele dei lavoratori che noi vogliamo aumentare”.

“Pensate – ha continuato – che il mercato in cui ha deciso di investire Foodora è quello tedesco, dove i riders vengono assunti come subordinati e quindi con salario e tutele minimi”.

“Quello che spinge le aziende a investire più o meno è la legge della domanda e dell’offerta, non la presenza dei diritti dei lavoratori,” ha concluso.

La notizia che Foodora lascerà l’Italia ha scatenato da subito certa stampa: ad esempio Il Giornale ha pubblicato un articolo intitolato: “Foodora vede i grillini e fugge. Fuori una: ora è rischio esodo“.

Wired e Agi, invece, hanno approfondito meglio la questione: i primi fanno notare che Foodora chiuderà non solo in Italia ma anche in Francia, Olanda e Australia. I secondi concludono che “questa volta la politica forse c’entra poco, ma tutto sembra riconducibile alle particolari dinamiche del mercato digitale”.

 

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