Svolta di civiltà in Danimarca, in vigore la legge anti burqa e niqab. Sinistra e Amnesty (Soros) delirano

La Danimarca disastrata prova a combattere contro il cancro islamico insinuato nella società danese grazie al buonismo e alla favola dell’integrazione degli immigrati musulmani. Da oggi le estremiste islamiche “sforna jihadisti” non potranno indossare i famigerati burqa e niqab, le coperture islamiche di tortura e sottomissione delle donne imposte dai potenziali terroristi maschi e dal Corano, nei luoghi. A protestare contro la sacrosanta legge ovviamente la sinistra nemica giurata dei popoli e la pericolosa organizzazione finanziata da Soros Amnesty International.

Copenhagen, 2 ago – Ennesimo giro di vite della Danimarca riguardo alle politiche di integrazione degli immigrati. Dopo l’istituzione di corsi sui valori fondamentali della società occidentale e sulle tradizioni danesi e la confisca dei beni come pegno in cambio di accoglienza e welfare, è di qualche giorno fa l’entrata in vigore di una legge (approvata a maggio) che applica restrizioni sull’uso del velo islamico.

La Danimarca è così la quinta nazione europea a bandire il velo integrale. Il provvedimento – come prevedibile – ha suscitato da un lato l’ira della comunità musulmana danese e degli immigrazionisti i quali hanno subito inscenato proteste in tutto il Paese, e dall’altro il plauso delle forze sovraniste e conservatrici. Chi compie il reato per la prima volta rischia una multa di 1000 Corone (134 Euro), in caso di recidiva la condanna aumenta fino al 10 mila Corone o la reclusione fino a sei mesi.

La pena si estende anche a chiunque costringa una persona, con la forza o con minacce, ad indossare indumenti che coprano il volto, e prevede la reclusione fino a due anni. Sasha Andersen, attivista del movimento Party Rebels, ha subito bollato la legge come discriminatoria nei confronti della minoranza musulmana danese ed ha organizzato una protesta a “volto coperto” invitando tutte le forze antagoniste e progressiste a parteciparvi. Il provvedimento è risultato particolarmente disumano anche agli occhi del direttore della segreteria europea di Amensty International Fotis Filippou, il quale ha dichiarato che le donne “dovrebbe essere libere di vestirsi come vogliono e di indossare gli abiti che meglio esprimono la loro identità e il loro credo religioso”

“Questo divieto avrà un impatto particolarmente negativo su quelle donne musulmane che scelgono (sic!) di indossare il niqab o il burqa, le quali verranno criminalizzate per una loro scelta personale.” Silenzio stampa di Filippou sul fatto che nella maggioranza dei casi le donne non scelgono affatto di indossare questi capi di abbigliamento, ma viene loro imposto in un clima di prevaricazione e di violenza. In ottemperanza a questa legge, i funzionari di polizia danesi dovranno chiedere alle donne che indossano il burqa o il niqab di rimuoverli o di allontanarsi dalle zone pubbliche, pena le sanzioni sopra citate.

Di Cristina Gauri

Con fonte Il Primato Nazionale

 

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