Francesca Albanese, l’ex Premier durissimo: “Dice cose infami e ancora circola”

La polemica intorno alle posizioni della relatrice speciale delle Nazioni Unite per i territori occupati palestinesi, Francesca Albanese, si infiamma ulteriormente. Durante la Festa dell’Ottimismo organizzata dal Foglio, l’ex presidente della Corte costituzionale Giuliano Amato ha espresso parole durissime nei confronti della figura, da tempo al centro di polemiche per le sue posizioni filo-palestinesi.

Un attacco frontale alle dichiarazioni di Albanese

Amato ha esordito con un tono severo, riferendosi alle recenti affermazioni della Albanese su Liliana Segre, senatrice a vita e testimone dell’Olocausto. “Dio la perdoni”, ha detto, commentando le dichiarazioni della relatrice ONU, che aveva sostenuto che Segre “non è lucida perché ne è stata parte”, nel contesto del conflitto israelo-palestinese. Per Amato, tali parole sono “infami” e indicano una deriva pericolosa, che rischia di alimentare l’antisemitismo anche a sinistra.

Preoccupazione per il rischio di antisemitismo

L’ex premier ha espresso sconcerto e preoccupazione per quanto definito “una deriva di antisemitismo a sinistra”, sottolineando come le parole di Albanese possano contribuire a un clima di ostilità e intolleranza. “Quando ha avuto il coraggio di dire una cosa del genere, Dio la perdoni… Mi aspetterei che qualcuno dicesse: con te non ci parlo più”, ha aggiunto, denunciando un atteggiamento che rischia di dividere ulteriormente il panorama politico e sociale.

Il problema della sinistra pro-palestinese

Amato ha poi riflettuto sul ruolo della sinistra italiana, accusandola di aver trasformato il pacifismo in un’ostilità ideologica. “Il combustibile delle manifestazioni che sono ‘per’ la pace, in realtà, è essere contro”, ha affermato. “Io sono per la pace e sono contro chi fa morire i palestinesi”. Un commento che evidenzia la sua posizione di sostegno alla soluzione pacifica del conflitto, ma anche di critica alle posizioni più radicali.

Sulla possibilità di un accordo di pace

Riguardo all’accordo tra Israele e Hamas mediato da Donald Trump e dai Paesi arabi, Amato ha espresso un moderato ottimismo. “Si tratta di una speranza da accogliere con vigilanza”, ha detto, sottolineando l’importanza di un passo avanti. Tuttavia, ha aggiunto, “mi aspetterei che, il giorno in cui gli ostaggi verranno rilasciati, qualcuno vada a esprimere un po’ di gioia, per dimostrare che il ‘per’ era vero e non solo l’alibi del contro”.

Una leadership nuova per i palestinesi

Infine, Amato ha indicato una figura che potrebbe rappresentare una svolta per la causa palestinese: Marwan Barghuthi. “Ho sempre pensato che i palestinesi sarebbero stati in grado di farsi valere in modo fisiologico e virtuoso se Barghuthi riuscisse ad assumere la leadership”, ha dichiarato. “È lontano da Hamas e ha carisma che altri non hanno. Mi preoccupa che Israele non lo abbia incluso tra i liberabili”. Per l’ex presidente della Corte, il rischio è che “stia prevalendo la tesi che lo Stato palestinese non si farà mai”, un’ipotesi che, secondo lui, “blocca la strada del futuro e della pace”.

Una critica forte e un appello alla responsabilità

Le parole di Amato rappresentano un intervento forte nel dibattito pubblico, sottolineando l’importanza di un approccio equilibrato e responsabile nel trattare questioni così delicate come il conflitto israelo-palestinese e le posizioni delle figure internazionali coinvolte. La polemica sulla Albanese si inserisce in un contesto più ampio di tensioni e divergenze di opinione che continuano a caratterizzare il panorama politico e diplomatico italiano e internazionale.

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