Delitto Garlasco, Roberta Bruzzone frena sul martello: “Solo i Poggi potrebbero riconoscerlo”

Delitto di Garlasco, Roberta Bruzzone sul martello trovato: “Solo i Poggi potrebbero riconoscerlo”
Le indagini sul delitto di Chiara Poggi continuano a muoversi su più fronti, ma la criminologa Roberta Bruzzone invita alla cautela. Il martello recuperato il 14 maggio nel canale di Tromello, vicino alla casa della nonna delle gemelle Cappa, “potrebbe essere compatibile” con le ferite di Chiara, ma – precisa a Fanpage.it – “oltre la compatibilità, poco altro”.
“Serve tempo per analizzare tutto”, spiega la criminologa, “ma attenzione a non farsi troppe illusioni. Solo i Poggi potrebbero riconoscere il martello, ma dopo 18 anni sfido chiunque a ricordarne le caratteristiche”.
Un’indagine che si riaccende dopo 18 anni
Il caso Garlasco, tornato sotto i riflettori dopo l’indagine riaperta a carico di Andrea Sempio, potrebbe ricevere una nuova svolta. O forse no. La Bruzzone è netta: “È positivo che la Procura di Pavia stia lavorando con attenzione e abbia accelerato l’attività investigativa. Ma non significa che siamo vicini a riscrivere la storia”.
L’oggetto ritrovato, descritto come un martello, era stato cercato in base alla testimonianza di una donna che – secondo quanto emerso – avrebbe lanciato un oggetto metallico nel canale. Il riferimento è ancora una volta alla figura di Stefania Cappa, cugina di Chiara, mai indagata ufficialmente.
“Solo compatibilità con le ferite, non prove”
Secondo la criminologa, l’unico utilizzo che si può fare del martello ritrovato è quello comparativo con le lesioni sul cranio della vittima. “Non possiamo aspettarci tracce biologiche dopo 18 anni in un canale”, aggiunge. “Se la famiglia Poggi lo riconosce, può aiutare. Ma non è detto basti”.
Sempio, Cappa e i tanti pezzi di un puzzle incompleto
Ad oggi l’unico indagato è Andrea Sempio. Gli oggetti sequestrati in casa sua e dei genitori (diari, PC, telefoni) fanno parte di una strategia più ampia. “Gli inquirenti – dice Bruzzone – hanno le idee chiare su di lui, ma collegare il tutto a una figura femminile è complicato”.
Il possibile movente? “Si parla di situazioni inquietanti scoperte da Chiara all’interno della comunità di Garlasco. Ma è uno scenario difficile da provare: all’epoca fu analizzato tutto della sua vita, senza trovare nulla di simile”.
L’incidente probatorio e la strategia della Procura
Infine, sull’udienza del 16 maggio a Pavia, Bruzzone osserva: “L’accelerazione non è casuale. L’obiettivo è aumentare la pressione, ma la tensione non è mai una buona consigliera. Serve cautela. Ci sono molti tasselli che ancora non combaciano”.