Renzi contro tutti: “Il referendum? Legittimo astenersi, la sinistra combatte me e non Meloni”

Matteo Renzi non si tira indietro e, in un’intervista rilasciata a La Stampa, lancia accuse pesanti contro la sinistra, la Cgil e la segretaria del PD Elly Schlein, accusandoli di concentrarsi su un passato ormai remoto, invece di opporsi con forza all’attuale governo di Giorgia Meloni. Il leader di Italia Viva, pur annunciando il suo voto al referendum, critica aspramente l’atteggiamento di chi sostiene i cinque sì in programma per l’8 e 9 giugno, definendolo un “regalo” alla premier.

“La Cgil sembra più interessata a litigare a sinistra che a mandare a casa la destra”, attacca Renzi, puntando il dito contro chi promuove i referendum che mirano ad abrogare norme approvate dai governi a guida PD, in particolare il Jobs Act. “Questo referendum è un regalo a Meloni: lei è in difficoltà e loro attaccano i governi precedenti. È un paradosso: la Meloni mostra le prime crepe e si torna ad attaccare le riforme di Padoan, Poletti, Pinotti? Parliamo del presente, abbiamo Salvini, Lollobrigida e Urso al governo, non dei ministri di sette anni fa.”

Renzi, tuttavia, annuncia il suo voto ai referendum. “Voto sì per dimezzare i tempi della cittadinanza. E voto no sui due referendum legati al Jobs Act. Se passa il referendum della Cgil, paradossalmente, i lavoratori perderanno tutele: da 36 mesi di indennizzo si scenderebbe a 24. Non torna l’articolo 18, come molti credono, ma si peggiora la situazione attuale. Il problema è che ormai nessuno legge i quesiti nel merito.”

Sulla questione dell’astensione, Renzi non difende le polemiche che hanno coinvolto il presidente del Senato Ignazio La Russa, ma ne approfitta per ribadire un principio: “La Russa è inopportuno per definizione, interpreta il suo ruolo da presidente del Senato come un giocatore in campo. Detto questo, ricordiamoci che astenersi è del tutto legittimo”. Rispondendo alle critiche di Fratelli d’Italia, che gli ricordano la sua richiesta di astensione al referendum sulle trivelle del 2016, Renzi non si sottrae: “Sì, e nel 2003 lo fecero anche i Ds contro i referendum di Bertinotti. Tutti i partiti hanno cercato di non far raggiungere il quorum quando conveniva. È sempre stato così”.

L’ex premier non risparmia critiche al Partito Democratico, accusandolo di aver rinnegato la sua anima riformista: “L’ambiguità del Pd sul Jobs Act non esiste più: Schlein ha chiarito che le idee riformiste della terza via non hanno più cittadinanza nel partito“. Renzi si interroga sulla credibilità di chi, nel PD, ha votato il Jobs Act e ora sostiene l’abrogazione: “Che dicono Orlando o Franceschini? Nella mia segreteria c’erano Madia e Serracchiani alle politiche del lavoro. Loro regolano i conti col passato, io preferisco fare opposizione a Giorgia Meloni”.

Infine, Renzi si concentra sul governo Meloni, definendolo un fallimento: “Ventisei mesi di produzione industriale negativa, stipendi e pensioni ferme, famiglie sempre più alla Caritas. Meloni dice che va tutto bene: vive in un mondo parallelo. E in politica estera è persino peggio: ci ha isolati in Europa per rincorrere il Trump dei dazi. Non è né carne né pesce. In un momento storico come questo servirebbe una guida forte, invece abbiamo una premier impaurita”.

Conclude lanciando un appello alla sua area politica: “Dobbiamo trovare punti programmatici comuni su stipendi, educazione, cultura e salute. Basta parlare del passato, servono proposte per i prossimi dieci anni. Meloni ha così paura di perdere che cambia la legge elettorale. Ma siamo noi che abbiamo paura di vincere, se restiamo prigionieri del passato”.

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