Stanza delle lacrime: cosa accade davvero lì dentro? Tutti i segreti da Roncalli a Wojtyła

Nel cuore del Vaticano, nascosta dietro le maestose pareti affrescate della Cappella Sistina, esiste una stanza piccola e silenziosa: la stanza delle lacrime. È qui che, subito dopo l’elezione, il nuovo Papa si ritira per un momento di intimità e riflessione, prima di apparire al mondo intero.

Il nome “Stanza delle Lacrime” non è frutto di una leggenda, ma riflette la realtà emotiva di chi vi entra. Secondo padre Christopher Whitehead, la denominazione si spiega «perché il pover’uomo ovviamente si commuove fino alle lacrime all’essere stato eletto». In quel momento la consapevolezza del compito affidato può sopraffare anche l’animo più saldo. 

La Stanza delle Lacrime si trova nella sacrestia della Cappella Sistina, accessibile attraverso una piccola porta sulla parete absidale. Al suo interno, sono predisposte tre taglie differenti di vesti papali(grande, media e piccola): tra queste c’è l’abito che il nuovo pontefice può scegliere. Contiene inoltre sette scatole bianche impilate, presumibilmente contenenti diverse misure delle scarpe papali. Inoltre, la stanza custodisce albe, pianete e piviali indossati da vari papi nel corso degli anni, tra cui la cappa di papa Pio VI e la stola di papa Pio VII.

Nel corso dei secoli, la Stanza delle Lacrime ha visto passare molti pontefici, ciascuno con le proprie emozioni e reazioni. Un episodio curioso riguarda papa Giovanni XXIII, il cui fisico robusto rese necessario adattare rapidamente le vesti papali alla sua corporatura, utilizzando spille da balia per sistemare l’abito più grande disponibile. Durante il conclave del 2013, papa Francesco, noto per la sua semplicità, rifiutò di indossare alcuni degli ornamenti tradizionali, come le scarpe rosse e la mozzetta di ermellino, preferendo un abbigliamento più moderato.

Dopo essersi vestito, il nuovo Papa ritorna nella Cappella Sistina, dove si svolge una breve cerimonia: la lettura di un passo del Vangelo, una preghiera e l’atto di ossequio dei cardinali. Successivamente, si affaccia dalla loggia della Basilica di San Pietro per pronunciare il celebre «Habemus Papam» e impartire la sua prima attesa benedizione Urbi et Orbi. Secondo alcune testimonianze non ufficiali, molti Papi si sono fermati per diversi minuti nella Stanza delle Lacrime, non solo per cambiarsi, ma per pregare in silenzio, piangere o persino esitare. È un momento dove il tempo sembra sospeso.

Alcuni cardinali hanno raccontato di aver sentito talvola il Papa neo eletto singhiozzare sommessamente o restare immobile, come paralizzato, davanti allo specchio. Un gesto che non è debolezza, ma consapevolezza della responsabilità. Dentro la stanza c’è uno specchio antico, su cui il nuovo ponteficeposa per la prima volta lo sguardo da “Vicario di Cristo”. Quel riflesso è, per i vaticanisti, un passaggio di identità: il neo eletto non è più il cardinale che era entrato nella Sistina, ma colui che guiderà la Chiesa. Pare che papa Wojtyła, venuto a conoscenza della fumata bianca, abbia sussurrato in polacco: «Che ne sarà di me?». 

La Stanza delle Lacrime non ha sempre avuto questa funzione. In passato era una normale sacrestia.Solo nel corso del Novecento, con l’organizzazione più codificata dei conclavi, è stata destinata a questo rito. L’espressione “Stanza delle Lacrime” si è diffusa soprattutto tra gli addetti ai lavori e i giornalisti vaticanisti, poi è entrata nell’immaginario collettivo. A confezionare le vesti bianche in tre taglie è la sartoria Gammarelli, che da sei generazioni veste i Papi. Quando inizia il conclave, i sarti preparano le varie versioni dell’abito per poi consegnarli in buste sigillate. La taglia XL, scherzano in molti, è quella chiamata “formato Roncalli”. In teoria nessuno sa chi verrà eletto, ma qualche “indizio sartoriale” in passato è trapelato proprio da lì.

Nel 2005, Joseph Ratzinger si ritirò nella Stanza delle Lacrime da cardinale decano e ne uscì papa Benedetto XVI. Quando apparve sul balcone, si notò che il vestito era leggermente abbondante: la taglia scelta non era perfetta. Lui stesso, più tardi, ne parlò con ironia, dicendo che in quel momento gli sembrava tutto troppo grande, abito incluso. 

Non c’è una regola su quando il nuovo pontefice debba scegliere il suo nome da Papa, ma spesso viene deciso proprio in quel momento, nella Stanza delle Lacrime, che pur essendo un luogo riservatissimo, è stata ricostruita in vari film e serie tv. Nel film Habemus Papam di Nanni Moretti, si evoca il senso di smarrimento e pressione psicologica che colpisce chi entra lì dentro. Anche in The Two Popes, la scena in cui Ratzinger viene aiutato a indossare l’abito bianco restituisce l’intimità e la tensione di quei minuti. 

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