Stanza delle lacrime: cosa accade davvero lì dentro? Tutti i segreti da Roncalli a Wojtyła

Nascosta dietro le maestose pareti affrescate della Cappella Sistina, si cela un luogo intimo e silenzioso, custode di un segreto che si ripete a ogni conclave: la Stanza delle Lacrime. È qui, pochi minuti dopo l’elezione, che il nuovo Papa si ritira per un momento di profonda riflessione, prima di affacciarsi al mondo intero.
Il nome, lungi dall’essere un’esagerazione romantica, riflette la realtà emotiva di chi varca quella soglia. “Il pover’uomo ovviamente si commuove fino alle lacrime all’essere stato eletto”, spiega padre Christopher Whitehead, offrendo una chiave di lettura per comprendere la portata del compito che incombe sul neo eletto.
La Stanza delle Lacrime, situata nella sacrestia della Cappella Sistina, è accessibile attraverso una piccola porta sulla parete absidale. Al suo interno, l’atmosfera è raccolta e discreta. Tre taglie differenti di vesti papali, da grande a piccola, attendono la scelta del nuovo pontefice. Sette scatole bianche impilate custodiscono le diverse misure delle scarpe papali. Elementi iconici, come albe, pianete e piviali appartenuti a papi del passato, tra cui la cappa di Pio VI e la stola di Pio VII, completano l’arredamento.
Nel corso dei secoli, la Stanza delle Lacrime ha visto passare numerosi pontefici, ciascuno con le proprie reazioni e sfumature emotive. Papa Giovanni XXIII, con la sua corporatura robusta, richiese un adattamento rapido delle vesti, ricorrendo persino alle spille da balia. Papa Francesco, incarnando la sua nota semplicità, scelse di rinunciare ad alcuni ornamenti tradizionali, preferendo un abbigliamento più sobrio.
Dopo essersi vestito, il nuovo Papa ritorna nella Cappella Sistina per una breve cerimonia, prima di affacciarsi sulla loggia della Basilica di San Pietro e pronunciare il celebre “Habemus Papam”. Secondo alcune testimonianze, molti pontefici si sono soffermati per diversi minuti nella Stanza delle Lacrime, non solo per cambiarsi, ma per pregare in silenzio, piangere o persino esitare di fronte all’immensità della responsabilità.
All’interno della stanza, uno specchio antico riflette il volto del nuovo Vicario di Cristo. Quel riflesso, per i vaticanisti, è un momento di trasformazione, un passaggio di identità. Non più il cardinale che è entrato nella Sistina, ma colui che guiderà la Chiesa. Papa Wojtyła, appresa la fumata bianca, sussurrò in polacco: “Che ne sarà di me?”.
La Stanza delle Lacrime, inizialmente una semplice sacrestia, ha assunto la sua funzione attuale solo nel corso del Novecento, con l’organizzazione più precisa dei conclavi. L’espressione, diffusa tra gli addetti ai lavori e i giornalisti vaticanisti, è poi entrata nell’immaginario collettivo. Le vesti bianche, confezionate dalla sartoria Gammarelli, che da sei generazioni veste i Papi, vengono preparate in diverse taglie prima del conclave. La taglia XL, scherzano in molti, è quella denominata “formato Roncalli”.
Nel 2005, Joseph Ratzinger, uscito dalla Stanza delle Lacrime come papa Benedetto XVI, apparve sul balcone con un abito leggermente abbondante. Lui stesso, con ironia, confessò che in quel momento tutto gli sembrava troppo grande, abito incluso.