Pensa di avere il reggiseno allacciato male, poi l’agghiacciante scoperta

Radwah Oda è una donna di 33 anni, texana, capelli lunghi, sorriso aperto, uno stile di vita sano come quello che si promuove sulle riviste di benessere: dieta bilanciata, allenamento regolare, prodotti naturali. Aveva ogni motivo per pensare di essere al riparo da malattie gravi. Anzi, era proprio convinta che la salute fosse un dato acquisito, qualcosa su cui non porsi troppe domande.

Qualche tempo fa, però, è arrivato un segnale, piccolo e trascurabile come spesso accade: un fastidio al petto e qualche problema intestinale. Nulla che potesse davvero allarmarla. Anzi, come ha raccontato al Daily Mail, pensava di essere “troppo sana per ammalarsi”. Quella convinzione le ha fatto ignorare il dolore sotto il seno, che attribuiva a un reggiseno troppo stretto, e anche la comparsa di sangue nelle feci, liquidata come un possibile effetto di un’ernia. Nulla che meritasse una corsa dal medico. E poi, come accade a molti, il tempo per prenotare visite e fare controlli semplicemente non c’era. La vita andava avanti, veloce, piena.

Ma il corpo, a modo suo, continuava a mandare segnali. E quando sono comparsi vomito e diarrea, Radwah si è arresa all’evidenza e si è presentata al pronto soccorso. La risposta iniziale dei medici sembrava rassicurante: un virus intestinale, nulla di più. Trattamento contro la disidratazione e tanti saluti. E invece no. Una TAC, eseguita in seguito per scrupolo, ha svelato l’impensabile: cancro al colon in fase avanzata, con venti metastasi già sviluppate nel fegato. Radwah ricorda quel momento con una lucidità cruda: la stanza che si restringe, lo shock, la sensazione di impotenza assoluta. “Pensavo di aver fatto tutto giusto,” ha detto. “E invece mi trovavo lì, in preda a una diagnosi che sembrava non appartenermi.”

Da quel giorno, è iniziata una battaglia lunga e dolorosa. Dodici cicli di chemioterapia come primo fronte, poi tre interventi chirurgici nel giro di meno di un anno. Il primo, a maggio 2022, ha portato alla rimozione di una parte del colon e di metà fegato. A dicembre, un altro intervento, ancora più invasivo. Poi, nel febbraio successivo, un terzo. Tentativi disperati per frenare una malattia che sembrava correre più veloce delle cure.

Radwah ha provato anche Lonsurf, una terapia sperimentale in pillole, ma con effetti collaterali devastanti e senza risultati incoraggianti. Oggi, ripone le sue speranze in una sperimentazione clinica e aspetta, con l’ansia che solo chi ha conosciuto da vicino la malattia può capire, gli esiti delle nuove TAC. Nel frattempo, ha scelto di non chiudersi. Di non arrendersi. Parla, racconta la sua storia sui social e ai media, nella speranza che la sua esperienza possa servire da monito per altri. I sintomi del tumore al colon-retto, dice, sono troppo spesso sottovalutati: sangue nelle feci, dolore addominale, cambiamenti nelle abitudini intestinali. E lei, oggi, ne è la dimostrazione vivente. “A trent’anni non ti aspetti di sentirti dire che hai un cancro in stadio quattro. Nessuno te lo insegna. Nessuno ti prepara”, ha confessato la giovane.

Il futuro che si era immaginata è cambiato volto. Ma, pur dentro una quotidianità fatta di terapie, esami e incognite, ha deciso che non rinuncerà a tutto il resto. Ha stilato una lista di desideri: nuotare con i delfini, visitare il Grand Canyon, un viaggio in Europa, un safari. Ha iniziato a vivere davvero, dice, proprio quando ha scoperto quanto fragile fosse la sua vita. E non ha paura di lanciare una frecciata, pacata ma precisa, a chi l’ha visitata troppo in fretta: “Non saltate gli appuntamenti di controllo. E se il medico non vi ascolta, fatevi sentire. Avrei dovuto insistere di più. Avrei potuto scoprire tutto prima.” Oggi, nonostante tutto, Radwah sceglie ogni giorno la gratitudine. E se il cancro le ha rubato tante cose, non le lascerà portare via la felicità.

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