Achille Costacurta, la confessione choc: “Sono stato 1 anno e 7 mesi in un centro”

Achille Costacurta, il 19enne figlio dell’ex calciatore del Milan Alessandro “Billy” Costacurta e dell’attrice Martina Colombari, sta facendo molto discutere per i suoi recenti comportamenti e atteggiamenti sui social. Il ragazzo, già finito in passato in comunità per un periodo, è stato protagonista di diverse vicende controverse. Achille ha pubblicato storie su Instagram con foto scioccanti che lo ritraevano con bustine contenenti una strana polvere rosa e pacchi di soldi. Oltre alle foto controverse, Achille ha anche insultato la madre Martina Colombari nei commenti ai suoi post, scrivendo: “Lei ne sposta quanta ne vuole”.

La Colombari, che ha 50 anni, è stata attaccata da alcuni utenti per i suoi post in bikini: “Ma copriti. Hai 50 anni, ca***. Non sei più una ragazzina e sei anche mamma”. Ora il ragazzo ha deciso di guardare dritto in camera e raccontare cosa gli passa per la testa. Il giovane ha così raccontato di essere stato in detenzione per oltre un anno. “Le polemiche? Faccio errori come tutti – racconta Achille Costacurta – ma sono un bravo ragazzo. Nella vita ho fatto tante cose, ho fritto in un bar, poi ho lavorato in ufficio. Poi ora mi sono fermato per pensare, il 3 ho un’udienza, poi vado a riscrivermi al liceo”.

Achille Costacurta, la confessione: “Mi hanno messo dentro”

E ancora Achille Costacurta: “Mi presento all’esame senza dover frequentare la scuola. Sono stato un anno e sette mesi in un centro penale a Parma. Eravamo ragazzi di tutte le età, in camere da 4 ed eravamo in 30. Loro dal sert prendevano 160 Euro a persona e a noi davano massimo un cucchiaino di parmigiano a pranzo e uno a cena, il ketchup e la maionese solo il sabato e la domenica, le bibite solo nei festivi”.

Poi dice Costacurta: “Il pomodoro che usavano per fare la pasta… perché io sono stato in cucina e nell’orto, poi però ho usato il trattore di notte e mi hanno tolto questa possibilità. Però sbagliando si impara e per fortuna l’ho capito adesso, meglio ora che a 50 anni. Adesso è sabato e ora devo chiamare l’avvocato. La comunità? Ne parlerò nel mio libro, tanti ricordi traumatici li ho rimossi. Però è diverso dal carcere, lì c’erano gli educatori. Non potevo uscire e non potevo fare nulla”.

Conclude Achille Costacurta: “Ci sono stato dai 15 ai 17 anni. Sveglia alle 7:30, se tu alle 7:45 non eri già a fare colazione avevi una sigaretta in meno, ne avevamo dieci al giorno. Se tutti i partecipanti non erano in fila, non facevano mangiare nessuno. Facevano arrabbiare tutti con chi sbagliava. Robe assurde. Era un posto gestito dalla chiesa. Però questa esperienza dura mi è servita, ma la mia testa è un po’ matta e ogni tanto ci ricasco”.

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