Calabria: pronto il piano per le zone rosse e arancioni in Comuni e Province

La zona rossa, lungi dall’essere un lontano ricordo, è ancora prevista nel sistema di classificazione delle Regioni approntato dal Governo. La Calabria, ad esempio, ha già diffuso l’iter per far scattare la zona rossa e arancione, con i relativi parametri che determinano il passaggio di zona. 

Il documento contenente il piano è stato inviato dal governatore Roberto Occhiuto e dal delegato per l’emergenza Covid Fortunato Varone, ai commissari delle Asp, ai direttori dei dipartimenti di Prevenzione, ai prefetti, ai dg del dipartimento Salute e dell’Ufficio Scolastico Regionale, all’Anci e all’Upi, con “i parametri che i dipartimenti di Prevenzione delle Asp devono tenere in considerazione per proporre le ordinanze urgenti da adottare al presidente della Regione”. Powered by

Quando scatta la zona rossa 

Nonostante la Calabria abbia un’incidenza dei contagi ancora bassa per ipotizzare un cambio di colore, preoccupano i ricoveri di pazienti positivi al virus. Stando ai dati aggiornati a mercoledì 17 novembre 2021, il tasso di occupazione delle aree mediche è al 12% (la soglia per rimanere in zona bianca è fissata al 15%).

Stando al piano, la zona rossa dovrebbe scattare quando: l’ incidenza settimanale del Comune è uguale o superiore a 150 casi ogni 100 mila abitanti;nel territorio interessato aumentano i ricoveri e i decessi negli ultimi 7 giorni;il tasso di positività è superiore di 5 o più punti rispetto alla settimana precedente e rispetto alla media della provincia di riferimento;il Comune ha una percentuale di popolazione residente immunizzata minore alla media regionale;il territorio ha una percentuale di soggetti sintomatici rispetto al totale dei nuovi casi negli degli ultimi 7 giorni maggiore al 20%.

Quando scatta la zona arancione 

Verrà invece istituita la zona arancione quando:aumentano i focolai attivi o ne insorgono di nuovi nello stesso Comune “non diversamente contenibili per la eterogenea distribuzione sul territorio“;si sviluppano focolai in una comunità lavorativa, politica, scolastica, religiosa, militare o nelle situazioni in cui si sia rilevata una significativa attività sociale e molteplici interazioni tra diversi soggetti esterni alla comunità;si registra la presenza di numerosi casi non riconducibili a catene di trasmissione note;la percentuale di persone fragili, con più di 50 anni o meno di 18 anni tra i nuovi casi negli ultimi 7 giorni, è maggiore o uguale al 20%..

Le deroghe per i piccoli Comuni

Per le due “zone” vengono indicati anche dei criteri “opzionali”. Si specifica inoltre che “è evidente che per i piccoli Comuni, anche in presenza dei valori di allerta di cui sopra, potrà non procedersi ai provvedimenti limitativi qualora il Dipartimento di Prevenzione accerti che i focolai sono limitati o circoscritti, le indagini epidemiologiche ed il contact tracing abbiano un adeguato livello di completezza e la situazione territoriale non presenti particolari problematiche connesse a catene di trasmissione non note”.

Di contro, invece, nei casi in cui si debba procedere, considerato che i provvedimenti prevedono per lo specifico territorio forti limitazioni, è “necessario acquisire agli atti del procedimento una relazione analitica circostanziata, redatta a cura del Dipartimento di Prevenzione, inerente le motivazioni della proposta”, con “eventuale acquisizione del parere non vincolante del Sindaco e, possibilmente, del Prefetto”.

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