Parrucchieri, la devastante notizia: “Siamo senza parole”

La “sindrome del salone di bellezza”, per quanto improbabile possa sembrare, esiste. È rara, ma potrebbe essere la spiegazione di quanto accaduto a Adele Burns, una 47enne scozzese. Dopo una seduta di 5 ore dal parrucchiere, la donna ha avuto un ictus che le ha paralizzato metà del volto: adesso chiede i danni. Prima di Adele, ci sono stati altri casi: nel 1997 ne ha parlato anche la rivista Lancet. E il problema non riguarda solo parrucchierie e saloni di bellezza.

Rischio dissecazione

«Sono più a rischio le persone con il collo esile, se costrette a una prolungata iper-estensione del capo oppure se la testa è in posizione iper-ruotata – sottolinea Giancarlo Comi, direttore del Dipartimento di Neurologia e dell’Istituto di neurologia sperimentale (INSpe) dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano -. Abbiamo quattro grosse arterie che portano sangue alla testa: due anteriori (carotidi) e due posteriori (arterie vertebrali). Una di queste arterie può subire una compressione meccanica: i “foglietti” (strati) che si trovano nella parete del vaso si staccano e il sangue si infila tra un foglietto e l’altro. La patologia si chiama dissecazione ed è tra le cause più frequenti di ictus nei giovani: è quasi sempre causata da traumi, anche banali, addirittura episodi di vomito o colpi di tosse particolarmente forti. Ricordo il caso di una giovane donna che ha avuto il disturbo dopo aver dipinto il soffitto di casa, per la posizione innaturale e prolungata assunta dalla testa per guardare verso l’alto».

Tre conseguenze

Che cosa succede esattamente? «Ci sono tre possibilità: può formarsi una placca in corrispondenza del distacco del foglietto (entro poche ore o al massimo pochi giorni) e dalla placca possono staccarsi emboli che vanno a chiudere arterie a valle – risponde il professor Comi -. La seconda evenienza è che il sangue gonfi sempre più i foglietti della parete, tanto da chiudere completamente l’arteria con il rischio di infarto dell’area cerebrale irrorata da quel vaso. In terzo luogo, può succedere che il distacco del foglietto indebolisca la parete (aneurisma) che poi si rompe dando luogo a un’emorragia, con conseguenze che possono essere drammatiche».

In Pronto soccorso

Come capire se c’è stato un danno a un vaso del collo? «Spesso la persona avverte un dolore prolungato nel punto in cui è lesa l’arteria, anteriormente o posteriormente – chiarisce Comi -. Questo è un sintomo chiaro che deve allertare: bisogna andare in Pronto soccorso, perché il danno locale può evolvere in pochi giorni in un danno a distanza, anche grave. Il paziente viene sottoposto a un semplice esame doppler dei vasi del collo o ad altri esami non invasivi, come angiorisonanza o angiotac. Una volta appurato il problema, si può procedere con una terapia anticoagulante, per evitare che si stacchino emboli che possano chiudere vasi a valle, o con un intervento angioplastico per dilatare il restringimento».

La fibbia del casco

«La dissecazione, in generale (quindi non solo “da salone di bellezza”), è una condizione tutt’altro che rara – prosegue l’esperto -: anche le manipolazioni al collo vanno fatte con estrema prudenza, per esempio durante i massaggi. Una brusca rotazione può causare lacerazione della parete di un vaso: le arterie vertebrali passano attraverso dei fori a lato delle vertebre, se queste ultime ruotano possono schiacciarle. Sono rischiose le condizioni prolungate o troppo intense di estensione o rotazione del capo, soprattutto – come detto – per chi ha il collo sottile.

E spesso parliamo di persone che non hanno alcuna predisposizione legata a fragilità dei vasi. Nel mio reparto vediamo 2-3 casi al mese di dissecazione arteriosa, dovuta alle cause più disparate. Viene chiamata anche “sindrome della retromarcia”, per la posizione che assumiamo quando appunto dobbiamo guardare all’indietro. In alcuni pazienti il danno è stato causato addirittura dalla fibbia del casco, che premeva su una carotide. La dissecazione ha un’incidenza di 3 casi ogni 100mila persone (in Lombardia ci sono 300 casi all’anno di dissecazione dei vasi che portano sangue al cervello) e, ripeto, è la principale causa di ictus nei giovani, che ha purtroppo una frequenza non indifferente».

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