Carabiniere chiede di non gettare rifiuti in mare, viene aggredito dai bagnanti e muore

Tutte le immagini a fine articolo. Aveva rimproverato alcuni bagnanti che stavano gettando dei rifiuti in mare, e per questo è stato aggredito verbalmente. Poi, alla fine della discussione, si è accasciato a terra, colpito da un infarto. È successo sulla spiaggia di Paola, in provincia di Cosenza, nella giornata del 16 agosto. La vittima è Antonio Carbone, 56 anni, maresciallo dei carabinieri in servizio nel Piemonte. Era il primo giorno di vacanza in Calabria, la sua regione d’origine.

Lo scontro tra il maresciallo e i bagnanti è scoppiato quando Carbone, dopo aver notato delle persone che abbandonavano dei rifiuti in acqua, si è avvicinato a loro. Alla richiesta di smettere, il gruppo di bagnanti si è rivolto contro di lui: “Un violentissimo assalto verbale“, racconta Vincenzo Carbone, fratello della vittima e professore universitario dell’Unical: “Il suo cuore non ha retto”. Poco dopo, infatti, il carabiniere si accasciato sulla spiaggia. Alcuni fra i presenti hanno provato a soccorrerlo, ma non c’è stato nulla da fare.

“Voleva solo difendere il mare di Paola dall’ignoranza violenta e barbara di un clan di bagnanti calabresi che invece lo stava distruggendo”, scrive il fratello della vittima su Facebook. “Un gesto da poco, banale: chiedere con gentilezza di non buttare rifiuti in mare”, continua il post del docente, “ma l’ignoranza violenta e la protervia minacciosa hanno avuto la meglio”. Una volta sul posto, prosegue Vincenzo Carbone, “Ho potuto solo assistere alla incredulità e allo sconforto di chi c’era”.

Rimangono la rabbia e il dolore, per la “gratuita violenza senza scopo e senza senso” che si è riversata sul maresciallo dopo che quest’ultimo aveva chiesto semplicemente di rispettare l’ambiente. “Vediamo tutti gli anni il sudiciume del nostro mare, e sono i calabresi che lo inquinano“, prosegue Vincenzo Carbone nel suo post. “Fino a quando dovremo assistere, inermi, a questo scempio?”

Conclude il fratello della vittima, ricordando il fratello come “un uomo all’opera, un uomo che si prende cura della casa comune, un uomo che con gentilezza chiede ai calabresi di non distruggere la Calabria”. Ora gli inquirenti stanno ricostruendo quanto avvenuto, ma la morte del maresciallo è solo l’ultimo episodio di violenza registrato sulle spiagge calabresi.

A Tortora, a circa 70km di distanza, una ricercatrice romana, Beatrice Lucrezia Orlando, è stata aggredita il 7 agosto da quattro vicini di casa, residenti nella cittadina cosentina: aveva dato da mangiare ad alcuni cani randagi. Lo riferiscono alcuni giornali, tra cui LaStampa. La donna è stata prima insultata e in seguito colpita in faccia e sul corpo. Ne parla lei stessa sui social: “Ero in bici per i fatti miei, neanche li conosco, mi hanno rotto anche i denti. Mi hanno aggredita in quattro”.

antonio carbone

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