Altro che malore: “Ecco perché il bus è uscito di strada”

Il bus precipitato a Capri lo scorso 22 luglio è ancora lì, adagiato sul fianco in fondo alla scarpata dal quale è scivolato mentre effettuava servizio tra il porto e Anacapri. Gli inquirenti devono ultimare la perizia sul mezzo e, anche quando questa sarà finita, rimuoverlo non sarà facile. Dovrà probabilmente essere utilizzato un elicottero per spostarlo da quell’infausta posizione, impossibile da raggiungere con argani e gru. Ora, però, la rimozione non è una priorità. È necessario accertare i motivi che hanno portato il bus fuoristrada e gli investigatori per farlo stanno ascoltando anche i testimoni, soprattutto i passeggeri che erano a bordo del mezzo e che sono sopravvissuti. Sono proprio loro ad aver probabilmente dato le informazioni fondamentali per risolvere il caso, descrivendo agli inquirenti il comportamento tenuto dall’autisa in quei secondi drammatici prima della caduta.

L’unica vittima dell’incidente è stata proprio Emanuele Melillo, il conducente del bus. L’autopsia per il momento ha escluso che possa essere stato un malore la causa della sua morte, sopraggiunta per i traumi causati dell’incidente. Serviranno degli esami più approfonditi per avere la certezza ma gli inquirenti sembrano essere orientati verso il guasto tecnico. Si stanno esaminando il motore e il sistema frenante del mezzo per verificarne il corretto funzionamento e i passeggeri che si trovavano a bordo di quel bus sono fondamentali in questo lavoro di ricostruzione. “Era come se la ruota fosse uscita fuori dall’asse, come se avesse urtato contro un marciapiede”, ha dichiarato un testimone, secondo quanto riportato sul quotidiano Il Mattino.

Lo stesso testimone, che era a bordo quando il bus è precipitato, ha spiegato: “Non c’è stato malore, il conducente non ha avuto un mancamento ma ha resistito fino alla fine, ha provato con tutte le sue forze a raddrizzare la corsa del mezzo, che nel frattempo era sbandato”. Il passeggero si trovava a breve distanza da Melillo mentre lui provava a evitare la tragedia: “L’ho visto manovrare con forza il volante, tanto che si è appoggiato sulla sua sinistra per fare leva con il corpo e provare a far girare il volante. Non ce l’ha fatta. Siamo precipitati e, solo alla fine, il bus si è girato su se stesso”.

Sotto l’occhio attento della procura, che ha aperto un fascicolo per disastro colposo, è finita anche la ringhiera, sfondata dal bus prima che questo precipitasse sullo stabilimento sottostante. I sindacalisti dell’Usb Lavoro privato, che hanno effettuato un sopralluogo sul posto nei giorni successivi all’incidente, hanno rilevato alcune anomalie sul dispositivo di protezione: “La ringhiera mostrava impietosamente i segni del tempo, con ruggine in più punti, ad evidenziare lo stato di pericolosità per la sicurezza stradale e della pubblica incolumità”. Da un video di sorveglianza registrato dalle telecamere della vicina tenenza della guardia di finanza si nota il bus che arriva a velocità non elevata, senza manovre improvvise, e si appoggia alla ringhiera, che cede senza opporre resistenza al mezzo.

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