Buco da 450mila euro: Grillo impone ai suoi una colletta per liquidare il debito a Casaleggio

Il Movimento 2.0 pian piano prende forma. Tra l’insofferenza dei parlamentari, che puntano il dito contro i ‘caminetti’ e lamentano di essere tenuti all’oscuro, prosegue sottotraccia il lavoro del leader in pectore Giuseppe Conte sul fronte della riorganizzazione del Movimento 5 Stelle. Il nodo principale da sciogliere si chiama piattaforma Rousseau. Secondo quanto trapela da ambienti pentastellati, entro la fine di marzo si attende una svolta nella trattativa con l’Associazione di Davide Casaleggio che custodisce l’infrastruttura web del Movimento e i dati degli iscritti.

Il divorzio quasi inevitabile tra Grillo e Casaleggio

C’è chi considera sempre più concreta e imminente l’ipotesi di un divorzio definitivo da Rousseau. Tant’è vero che, apprende l’Adnkronos, nei prossimi giorni il tesoriere del M5S Claudio Cominardi potrebbe aprire un conto corrente intestato al Movimento: lì i deputati e i senatori verseranno eventualmente i soldi che da mesi, ormai, hanno smesso di inviare a Rousseau. Casaleggio però non intende mollare la presa sugli oltre 450mila euro che gli eletti gli devono. La socia di Rousseau Enrica Sabatini ai microfoni di ‘Piazzapulita‘ non ha escluso una possibile ingiunzione di pagamento: “Non posso chiedere di fare un voto a una serie di persone che devono lavorare, ai fornitori che devono garantire la certificazione del voto e poi non pagarli”.

E’ anche per questa ragione che non si è celebrato il voto su Rousseau per dare il via libera all’ingresso del M5S nella giunta regionale del Lazio di Nicola Zingaretti. Per il neo assessore alla Transizione Ecologica Roberta Lombardi si tratta di “una grande ferita”: “Noi – ha detto – siamo abituati a confrontarci con gli iscritti e decidere. Mi auguro che il voto possa essere fatto. Qualsiasi esito lo rispetteremo”.

La provocazione del manifesto di “Controvento”

La presentazione del manifesto ‘Controvento’, una sorta di codice di utilizzo della piattaforma Rousseau, non è andata giù ai parlamentari, che considerano definitivamente chiuso il capitolo Casaleggio: “Se Davide vuole gli arretrati – attacca un esponente del governo – li chieda ai singoli morosi, visto che si tratta di donazioni individuali…”. Il tema dell’autonomia finanziaria del M5S sarà centrale nel progetto “2050” targato Conte, il quale, nelle interlocuzioni avute in questi giorni, avrebbe avanzato dubbi seri sull’utilizzo di Rousseau.

Ieri l’ex premier ha incontrato i capigruppo Davide Crippa ed Ettore Licheri per aggiornarli sullo stato dell’arte. I contatti con il garante Beppe Grillo sono costanti. Il futuro leader del Movimento vuole le mani libere e pensa a una segreteria light composta anche da volti nuovi.

“Ma chi li paga questi volti nuovi? I cordoni della borsa sono in mano ai gruppi di Camera e Senato…”, fa notare un pentastellato di peso, sottolineando come diversi big si aspettino un riconoscimento nel futuro team. In questo momento il ‘tesoretto’ del M5S è rappresentato dai fondi erogati ai gruppi da Montecitorio e Palazzo Madama.

I mal di pancia dei grillini sui rimborsi

Stando all’ultimo report di Transparency International Italia sulle donazioni alla politica, il M5S si conferma al primo posto con 7.927.989 di euro di contributi incassati nel 2020. “Attualmente il Movimento 5 Stelle è l’unica forza politica composta da parlamentari e consiglieri regionali che donano parte del proprio stipendio, destinando più di 117,949 milioni ai cittadini”, replicano i pentastellati.

Intanto il tempo scorre e gli eletti M5S attendono una mossa di Conte. “Persino il Pd – osserva un deputato – con l’investitura di Enrico Letta ha fatto prima di noi…”. L’approdo di Letta alla segreteria dem viene visto con favore dalla maggioranza dei grillini. Il presidente della Commissione Affari costituzionali della Camera, Giuseppe Brescia, auspica “che si continui nel solco tracciato dal suo predecessore per rinsaldare il percorso comune”.

Anche Sergio Battelli, che presiede la Commissione Politiche Ue, parla di “rinnovamento”, mentre per la sottosegretaria al Sud Dalila Nesci “M5S, Pd e Leu sono parte di un laboratorio politico necessario al nostro Paese”. E tra le file pentastellate sono in molti a ricordare che fu il governo Letta ad aver abolito nel 2014, anche per la forte spinta del M5S, il finanziamento pubblico ai partiti.

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