“La Terra dei fuochi non esiste”, diceva qualcuno. Ecco il drammatico report

Tempo addietro, parte della politica campana dichiarava che la Terra dei Fuochi fosse pura invenzione mediatica. Una immaginaria Midgard nel Signore degli Anelli.
Patologie di una gravità inaudita, dal tumore al seno, all’asma, fino a varie forme di leucemie e malformazioni in fase fetale, giudicate invenzioni. E invece quelle malattie nella Terra dei Fuochi, tra Napoli e Caserta, sono legate ai roghi tossici e al criminale smaltimento illegale dei rifiuti delle ecomafie.

Terra dei fuochi, un’apocalisse ambientale

Altro che fantasie, congetture o ipotesi di complottisti perdigiorno. Ci sono relazioni specifiche, certificate, tra l’insorgenza di queste gravissime patologie, soprattutto oncologiche, e l’apocalissi ambientale della Campania di oltre trent’anni. E’ quanto appurato da una ricerca prodotta grazie all’accordo stipulato nel giugno 2016 tra la Procura di Napoli Nord, che ha sede ad Aversa (Caserta) e l’Istituto Superiore di Sanità. I dati sono stati enunciati in videoconferenza dal procuratore Francesco Greco, dal presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro e dal procuratore generale di Napoli Luigi Riello. “E’ necessario sviluppare un sistema di sorveglianza epidemiologica integrata con dati ambientali nell’intera Regione Campania e in particolare nelle province di Napoli e Caserta, così come nelle altre aree contaminate del nostro Paese, in modo da individuare appropriati interventi di sanità pubblica, a partire da azioni di bonifica ambientale”, dice Brusaferro.

Un vergognoso comitato d’affari

Il Protocollo di intesa tra la Procura e l’Istituto Superiore di Sanità ha avuto la finalità di stimare e diffondere i dati riferiti ai picchi di decessi, di malattie tumorali e a chi è ricorso ai nosocomi per le patologie attinenti all’esposizione di fattori tossici-inquinanti. Ne è venuta fuori una mappa di rischio dettagliata, nei quasi 40 comuni interessati da fenomeni di forte presenza di attività criminali ambientali, dal sottobosco dei piccoli reati collegati alle ecomafie. Una precisa mappatura conta 2.767 siti tra roghi tossici e smaltimento illeciti di rifiuti. Ben 38 comuni che coesistono su 500 km quadrati. La quantità di cittadini che vive a distanza ravvicinata a veri e propri veleni, resta agghiacciante. Le rilevazioni sui 38 comuni lì classifica in quattro classi, con fattori di rischio crescenti: dall’uno (meno esposti a fattori inquinanti) a quattro (più esposti). Solo Giugliano in Campania e Caivano sono di livello 4. Cancro al seno, asma, malformazioni congenite, leucemie soprattutto nella popolazione da 0 a 19 anni. Inquietanti numeri da “Chernobyl.”

Le soluzioni le conosciamo da trent’anni, e non c’è bisogno che si debbano riscrivere, ripeterle. Urlarle ancora al vento. C’è stato terrorismo ambientale, come in una guerra, in cui lo Stato, per tempo, non è riuscito a circoscrivere, isolare e punire la sua parte deviata. In un gigantesco comitato d’affari con le holding della criminalità organizzata. Ci sono anime incolpevoli e troppe piccole bare bianche che attendono ancora giustizia. Se non in quella degli uomini, in quella di Dio. Che in questi inferni delle province e periferie di Napoli e Caserta, sembra sempre più assente.

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