Palamara, ora l’Anm si sveglia: il “sistema” esiste e va distrutto

Adesso forse qualcosa è cambiato davvero dentro la magistratura. Perché fino all’altro ieri un libro come quello scritto da Alessandro Sallusti e Luca Palamara sarebbe stato trattato come un libello da macchina del fango.

Invece ieri si riunisce per la prima volta, da quando Il Sistema è arrivato in libreria, il Cdc, il direttivo centrale dell’Associazione magistrati. E invece che gridare all’infamia e alla calunnia, si prende atto che quel che ne esce sono «commistioni con la politica, pratiche spartitorie, attività di denigrazione dei concorrenti e raccomandazioni, ivi compresa l’attività delle autopromozioni. Altro discredito e un rinnovato vulnus per la credibilità della magistratura». A parlare è Salvatore Casciaro, segretario dell’Anm. E il fatto che nemmeno in un inciso Casciaro metta in dubbio quanto riporta il libro la dice lunga sull’aria che tira.

Il problema ormai non è più negare l’evidenza, ma come uscirne, come ridare alla magistratura la credibilità perduta. Perché se da un lato Casciaro ricorda doverosamente che i giudici non sono tutti come quelli raccontati da Palamara, e la grande massa opera «con coscienza e abnegazione», poi ammette che sono proprio questi magistrati di base i più «profondamente sdegnati» per le rivelazioni di questi giorni. Ed è a queste migliaia che l’Anm deve trovare una risposta da dare. Cacciando dalle sue fila, per esempio, le toghe più coinvolte nelle spartizioni.

Ma qui iniziano i problemi. Perché ieri il presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia, annuncia che i probiviri dell’associazione inizieranno il 10 febbraio a selezionare le chat del caso Palamara per decidere (ancora non si sa su quali criteri) la sorte delle centinaia di colleghi che vi appaiono. Tempi a parte, la scelta pone due problemi. Uno riguarda il collegio dei probiviri: per la corrente di Davigo ne fa parte il giudice di Cassazione Giuseppe Corasaniti, che il Csm ha designato alla Scuola superiore con una delibera bocciata dal Consiglio di Stato, e che suddivideva col bilancino i posti tra le correnti: non proprio un esempio di perestrojka. Il secondo è che fermando l’indagine dei probiviri alle chat di Palamara si lascia fuori dal mirino tutto il resto accaduto in questi anni, e che solo per caso non è finito nella rete e divenuto pubblico.

C’è poi un altro problema, sollevato ieri da Luca Palamara in una intervista a Radio Radicale: il presidente dell’Anm, Santalucia, era fino a due anni fa al ministero, nello staff del ministro Orlando. E in quella veste, «in numerosi scritti», ha affermato che il trojan, il sistema di captazione informatica usato contro Palamara, «non poteva considerarsi in vigore dal punto di vista normativo legislativo». Si può adesso usarne i risultati come se niente fosse? E, per quanto riguarda le chat – chiede Palamara – è giusto che siano usate dal Csm «in violazione della legge sulla privacy» e per decidere le sorti delle poltrone in ballo? È un utilizzo che rischia di avere ampi margini di arbitrio. Basta pensare a quanto sta accadendo per il posto di procuratore aggiunto a Salerno, dove uno dei candidati si vede rinfacciata la presenza nelle chat, nonostante che anche l’altro vi compaia.

Un caos, insomma. Dove nel direttivo dell’Anm a sparare su Palamara si trova solo un giovane componente di sinistra, Rocco Maruotti, che invita polemicamente l’ex collega a andare «in procura a presentare una denuncia circostanziata, allegando le prove dei fatti» che racconta, «altrimenti non si può non pensare che lo faccia solo per un intento di delegittimazione e per il proprio tornaconto personale». Risposta brusca di Palamara: «In procura ci sono già andato». Sallusti presenta “Il sistema”Pubblica sul tuo sito

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