Zingaretti dà il via libera. Ma sui temi fiscali lancia l’altolà alla Lega

Il segretario dei dem offre l’appoggio del partito al presidente del Consiglio incaricato Mario Draghi ma fissa un paletto anti-Lega. Al numero uno del Nazareno tocca la parte dello sconfitto (Conte o morte, aveva minacciato), nel primo giro di consultazioni con l’ex presidente della Bce, dopo la crisi aperta da Matteo Renzi. Zingaretti prova a comunque a ribaltare il tavolo, cercando di portare a casa un risultato.

La delegazione Dem, Zingaretti, il vicesegretario Pd Andrea Orlando, il capogruppo dei senatori Andrea Marcucci e la presidente Valentina Cuppi, arrivano all’incontro con Draghi alle 16 e 15. Un’ora circa di confronto. All’uscita il leader dei dem rilascia una lunga dichiarazione alla stampa. Si sottrae, però, alle domande. Il Pd conferma al premier incaricato Draghi «la piena disponibilità a concorrere al successo del suo tentativo per la formazione di un governo del Paese in grado di rispondere alla fase di drammatica incertezza che sta investendo l’Italia a causa di una crisi improvvisa e ingiustificata». I dem dicono di essere al lavoro per la «tutela della credibilità, della compattezza e della stabilità del progetto del governo Draghi». Zingaretti, con il richiamo all’esperienza Ciampi, prova a dare una connotazione politica al Draghi uno: «La sfida è davvero grande e noi faremo di tutto per aiutare il Paese a vincerla, l’Italia ce la farà». Parole che vengono interpretate un avvertimento: no a un esecutivo composto da soli ministri tecnici. Ed ecco la condizione: no alla Lega. Zingaretti usa il tema fiscale per sbarrare la strada a una maggioranza politica con il Carroccio: «Centrale sarà la riforma del fisco, fondata come indica la Costituzione sulla progressività e sulla semplificazione burocratica e costruire nuove politiche del lavoro per affrontare l’emergenza sociale e la disoccupazione». Uno stop alle richieste leghiste che vogliono da Draghi garanzie sulla flat tax. Altra condizione: la conferma, in continuità con l’esperienza del Conte due, della vocazione europeista: «Le proposte che abbiamo sottoposto al professor Draghi, al quale invieremo nelle prossime ore un programma di governo forte e di lunga durata, partono dalla necessità di una crescita dell’Italia fondata sulla sostenibilità ambientale e sociale. Questo comporta un inequivocabile e sempre più forte ancoraggio all’Europa, alla sua attuale politica di superamento dell’austerità e per una spinta agli investimenti e al rischio comune».

«Un ancoraggio altrettanto importante alla nostra storica politica di amicizia euro-atlantica – continua Zingaretti – che può essere aiutata ora dall’esperienza di Biden». «Nell’esperienza di governo dei mesi passati – rivendica il leader del Pd – l’Italia è tornata ad essere protagonista della nuova Europa, evitando il danno che politiche nazionaliste e antieuropee avrebbero provocato in modo irreparabile all’Italia. Questo patrimonio andrà conservato. Quindi è importante ora accelerare su programmi di investimento per la transizione ecologica e digitale e creare buon lavoro nel nostro Paese». Il capo del Pd fissa la road map: «Attendiamo una prima sintesi di questo lavoro, per valutare con spirito costruttivo, insieme i passi successivi e vivere in Parlamento la fiducia che gli abbiamo accordato». Palla ora nelle mani di Draghi, che dovrà sciogliere il nodo-Lega.

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