Report, Roberto Speranza verso le dimissioni? “Covid come un’influenza, fa morti ma nessuna notizia”. I verbali del gennaio 2020

Sulla pandemia da Covid-19 si è agito tardi e male. Lo dimostrano i verbali mostrati ieri a Report, la trasmissione condotta da Sigfrido Ranucci su Rai3. Si tratta dei documenti della task force che doveva occuparsi di valutare il nuovo virus. Dalle carte emerge una grave sottovalutazione dei rischi del coronavirus da parte del ministero della Salute. Ma soprattutto è possibile notare come dal 5 gennaio al 19 febbraio – giorno del ricovero d’urgenza del “paziente 1” a Codogno – non sia stata presa nessuna decisione. Ripercorrendo la cronologia della pandemia, sappiamo che il 5 gennaio l’Organizzazione mondiale della Sanità ha inviato in tutto il mondo il primo alert che chiede di attivare i piani pandemici per l’influenza. Tuttavia solo il 22 gennaio si riunisce per la prima volta una task force istituita per valutare la situazione. Del team fanno parte Giuseppe Ippolito dello Spallanzani, Agostino Miozzo della Protezione civile, Giovanni Rezza e Silvio Brusaferro dell’Istituto superiore di sanità e – ovviamente – Roberto Speranza. Nei verbali  si legge che il primo a tirare il freno è Ippolito: “È verosimile che il virus si attenui nelle prossime settimane. Attualmente ha una diffusione simile a quella dell’influenza”. D’accordo i rappresentanti dell’Iss: “I  dati sono sovrapponibili a quelli dell’influenza: dal 1 gennaio abbiamo 3 milioni e mezzo di italiani a letto con l’influenza e diversi sono stati i morti ma questo dato non fa notizia”.

Solo il 29 gennaio Ippolito parla della necessità di attivare il piano pandemico, ma anche in quel caso nessuna decisione viene presa. In quei giorni si affronta l’argomento mascherine – che mancheranno per almeno un mese – ma, di nuovo, nessun provvedimento preciso. E ancora il 7 febbraio Ippolito insieme agli esperti dell’Iss, dice che il virus non è ancora arrivato in Italia. Tutti sembrano svegliarsi solo il 20 febbraio, quando il paziente 1 è già in terapia intensiva. In seguito viene presentata al ministero di Speranza anche la ricerca di Stefano Merler, della fondazione Bruno Kessler, secondo la quale il virus può causare 70mila morti entro l’anno, ma – neanche a dirlo – nessuna decisione. Nelle ultime settimane, la procura di Bergamo ha convocato vari dirigenti del ministero. Uno di loro, in particolare, avrebbe confermato ai pm che il piano pandemico vigente a gennaio scorso era quello del 2006, perché nel 2017 ci si era limitati a rivedere il sito internet. Una versione smentita dal direttore generale aggiunto Ranieri Guerra.

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