Sgarbi contro Segre: “I senatori a vita si dovrebbero astenere dalla votazione”

Vittorio Sgarbi critica la decisione del senatore a vita Liliana Segre di annunciare il voto di fiducia al Governo Conte. “Conosco il rischio delle mie parole – osserva Sgarbi – e mi pare lecito che in democrazia chiunque possa votare a favore o contro un Governo. Ma un senatore a vita avrebbe il dovere di astenersi, non solo per l’evidente ragione che non è eletto, ma perché la sua autorevolezza e la sua scelta possono assumere, come nel caso della Segre, un significato morale. Per questo, ammesso che il suo voto sia favorevole al Governo, la giustificazione per cui la senatrice ha deciso di votare assume il senso di un orientamento a senso unico con il disprezzo per chi non lo condivida: “Di fronte a questa situazione – ha dichiarato la Segre- ho sentito un richiamo fortissimo, un misto di senso del dovere e di indignazione civile”.

“Questi due moti – argomenta Sgarbi – ispirano anche chi, per inadeguatezza del governo (la senatrice si affiderebbe a un autista senza patente?) ritiene di sfiduciare Conte per avere un premier più adeguato ai tempi difficili che stiamo vivendo. Nel caso mio ascolterei le indicazioni del ministro della Sanità se fosse Palù e non Speranza, e mi pare legittimo voler sostituire ministri impreparati e confusi, e cambiare Governo”.

Sgarbi ricorda poi l’impegno politico del marito della senatrice a vita, Alfredo Belli Paci, nel Movimento Sociale Italiano: “Conoscendo i suoi sentimenti e la sua condivisibile concezione della libertà e dell’antifascismo – aggiunge Sgarbi – mi chiedo: “Ha mai manifestato, la Segre, la sua indignazione civile per la candidatura del marito, alle elezioni politiche del 1979, nel MSI?”. Così lamiacittanews.it.

Conclude Sgarbi: “In democrazia ogni voto è legittimo e motivato da un profondo ‘senso del dovere’. Un senatore a vita, con i suoi meriti, astenendosi, darebbe un segnale di responsabilità democratica; votando a favore del Governo non dovrebbe fare prevalere la sua autorità morale, nel ritenere ‘indegni’, con la sua indignazione a senso unico, i deputati che non votano la fiducia”.

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