“Traiamo le conseguenze…”. Renzi pronto ad aprire la crisi

Ci siamo: la fine del governo è a un passo. Salvo clamorosi colpi di scena e ripensamenti dell’ultimo minuto, nelle prossime ore l’esecutivo giallorosso cesserà di esistere.

Nello scenario della politica, si sa, tutto è imprevedibile e nulla è scontato: ecco perché c’è chi tiene sempre aperta la porta per far rientrare l’allarme, convinto che in fin dei conti i margini per trattare ci siano. Ma la strada sembra ormai tracciata, soprattutto dopo il “ricatto” di Giuseppe Conte arrivato ieri pomeriggio. La crisi appare inevitabile: i ministri Teresa Bellanova ed Elena Bonetti sono pronti a dimettersi oggi pomeriggio, quando a Palazzo Madama è stata fissata una conferenza stampa in cui interverranno anche il leader Matteo Renzi e il sottosegretario Ivan Scalfarotto.

Sarà probabilmente quella l’occasione per annunciare che Iv staccherà la spina, spiegando le motivazioni che hanno portato a questa decisione. Una scelta forzata anche dal fatto che il premier ha usato toni tutt’altro che morbidi e distensivi: è quasi ora di pranzo quando da Palazzo Chigi trapela che se l’ex sindaco di Firenze si assumerà la responsabilità di una crisi di governo in piena pandemia, per il presidente Conte sarà impossibile rifare un nuovo esecutivo con il sostegno di Italia Viva. Una mossa inaspettata che infatti ha provocato irritazione nel Partito democratico. Le parole fatte filtrare hanno fatto spegnere quelle poche speranza rimaste accese con i pontieri renziani, disposti a dialogare fino all’ultimo momento utile per evitare la drastica conclusione: “È un suicidio, se bruci la strada del Conte ter e non hai i responsabili, finisce che vai a casa”. Renzi comunque è convinto che il presidente del Consiglio – per fare un’uscita del genere – abbia “i numeri per andare avanti”.

Verso la crisi

Gli esponenti di Iv lo dicono chiaramente: “Da qui a domani (oggi, ndr), Conte può fare ancora molte cose”. Tradotto: il premier è ancora in tempo per rassegnare le dimissioni e proporre per poi dare vita a un Conte-ter. I renziani riconoscono i passi in avanti fatti sul Recovery Fund, ma l’astensione è stata giustificata con la totale assenza del Mes. Non a caso Teresa Bellanova ha tenuto a specificare che l’impianto resta “totalmente insufficiente” nonostante sia “in parte migliorato”. Perciò il ministro per le Politiche agricole ha avvertito che le prossime scelte “saranno conseguenti”.

Ora il Recovery potrà passare all’esame del Parlamento entro la fine di gennaio. Italia Viva assicura che non farà mancare il proprio sostegno al decreto Ristori, allo scostamento di bilancio e al prossimo Dpcm sull’emergenza Coronavirus. Ma Roberto Gualtieri precisa: “Impossibile in caso di crisi”. Proprio il ministro dell’Economia è finito nel mirino della Bellanova: “Tu non sei il padrone del Recovery”. Una situazione ad altissima tensione che, stando al racconto fornito dal Corriere della Sera, ha innescato la reazione del mite Roberto Speranza: “Dovete smetterla di strumentalizzare l’emergenza Covid”. Sulla stessa scia la sfuriata di Giuseppi: “Chi specula sul numero dei morti per chiedere il Mes, offende la ragione e l’etica”.

La conta in Aula

Sebbene sia uno scenario ostico e non visto proprio di buon occhio, la conta in Aula sembra essere l’ipotesi più concreta al momento. La strada dei responsabili resta in piedi, anche se va registrata la forte cautala del Qurinale che non farebbe da sponda a questa operazione di palazzo. Goffredo Bettini del Pd invita “le forze che vogliono contribuire” a salvare questa legislatura a palesarsi “al momento opportuno”. Tuttavia, come fa notare La Stampa, in Senato la situazione resta in bilico: per adesso il gruppo di “costruttori” si fermerebbe tra i 154 e i 156 voti, distante dalla quota minima di 161.

Renzi parla di Conte-Mastella. Effettivamente il sindaco di Benevento ha annunciato l’intenzione di far partire un’iniziativa politica, formando un gruppo di senatori per puntellare la maggioranza e che si collocherà al centro: “Posso assicurare che i responsabili ci sono e sarebbero molti di più di quelli che si possa immaginare, come del resto si è già visto nelle votazioni che si sono tenute in Parlamento, se ci fosse un’iniziativa seria sul piano politico che li possa tenere insieme…”.

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