Contagi e città isolate: in Cina torna l’incubo Covid

Dallo Hubei allo Hebei. Da Wuhan a Shijiazhuang. Dal capoluogo di una provincia situata nella parte centro-meridionale della Cina a una città distante poco più di tre ore di macchina da Pechino. Una nuova ondata di Covid-19, la seconda da quando è iniziata l’emergenza, ha spinto il governo cinese a prendere misure drastiche. Due megalopoli, Shijiazhuang e Xingtai, sono finite in lockdown; bloccati i collegamenti aerei, ferroviari e stradali da e per queste città; lezioni sospese e dormitori scolastici isolati. E ancora: tamponi di massa per individuare i contagiati e amministratori locali puniti per la “svista” (rimosso il sindaco di Shijiazhuang).

Le autorità hanno anche imposto misure altrettanto severe nelle città di Shenyang e Dalian nella provincia di Liaoning, appena a Nord. Tutto lo Hebei è entrato in “wartime mode”, cioè in “modalità di guerra” – è questo il termine usato dalle autorità per indicare il ritorno del nemico invisibile -, mentre l’intera provincia è finita in “zona rossa”. E non poteva essere altrimenti, vista la pericolosa vicinanza del doppio focolaio di Covid – il più grande dallo scorso giugno – a Pechino, centro nevralgico della Cina nonché sede del potere. Gli ultimi aggiornamenti parlano di 570 casi localizzati per lo più nel capoluogo Shijiazhuang (11 milioni di abitanti) e nella città di Xingtai (7 milioni), a circa 300 chilometri circa da piazza Tienanmen. Non lasciatevi ingannare dalle distanze: prendendo un treno veloce da Shijiazhuang, in un’oretta potrete agilmente raggiungere la capitale.

Shijiazhuang: il nuovo epicentro

Se l’epicentro della prima ondata di Covid era Wuhan, adesso i riflettori sono puntati su Shijiazhuang. Nella provincia dello Hebei si sta sviluppando una epidemia e “la situazione è grave”, ha dichiarato Ma Xiaowei, direttore della Commissione sanitaria nazionale in un incontro con rappresentanti della provincia. Le autorità hanno confermato che sono stati ammessi in ospedale 90 pazienti (il dato potrebbe essere già aumentato). Chiuse la stazione ferroviaria e cancellati l’80 per cento dei voli e degli autobus. Da ieri sono chiusi anche asili e scuole. Proibiti eventi pubblici e chiusi siti turistici. Posti di blocco lungo le strade che portano alla città sono stati aperti per impedire gli spostamenti non essenziali. Per capire quanto seriamente le autorità vedano la situazione, ha sottolineato la Bbc, anche il servizio postale dentro e fuori Shijiazhuang è stato sospeso per tre giorni. E le restrizioni vengono applicate rigorosamente: la polizia è stata fotografata con tute protettive ignifughe a guardia dell’ingresso di una superstrada. Capitolo spostamenti: i residenti nel distretto Gaocheng, considerato l’epicentro dell’epidemia, non possono ora lasciare la loro zona; gli altri non possono lasciare la città. L’autorità contro la corruzione, inoltre, ha reso noto che vari funzionari locali sono stati puniti per non aver saputo prevenire l’aumento dei contagi. Tra questi spicca, come detto, il sindaco di Shijiazhuang.

Seconda ondata

Le restrizioni nello Hebei arrivano in un momento molto particolare. Calendario alla mano, ci troviamo a poche settimane dal capodanno cinese (previsto per il prossimo 13 febbraio), periodo in cui centinaia di milioni di persone, in Cina, viaggiano per trascorrere le vacanze con le rispettive famiglie sparpagliate in tutto il Paese. L’extrema ratio del lockdown a Shijiazhuang e Xingtai giunge dopo che mercoledì sono stati rilevati 117 casi di coronavirus nella capoluogo, di cui 67 asintomatici. A livello nazionale, mercoledì sono invece stati registrati 123 nuovi contagi, il numero più alto dalla fine di ottobre. Giovedì, sempre a Shijiazhuang, sono stati accertati 66 casi positivi, secondo i dati riportati dalle autorità sanitarie dello Hebei (Numeri nel frattempo aumentati, nonostante le rapite misure restrittive attuate).

Secondo quanto riferito dal quotidiano Hebei Daily, gli alti funzionari dello Hebei hanno chiesto alle città provinciali di mettere sotto controllo l’epidemia il più in fretta possibile per evitare che i contagi possano diffondersi nelle altre regioni o, peggio, a Pechino. Queste città, più o meno grandi, dovranno formare una sorta di “fossato” così da separare la zona rossa travolta dal virus dalla capitale. La situazione, dunque, è da monitorare con estrema cautela. Fin qui la Cina è stata in grado di gestire la nascita di nuovi focolai senza particolari problemi, ma nello Hebei la situazione sembra essere ben diversa da quanto accaduto lo scorso ottobre nelle città di Qingdao e a Kashgar. Nel frattempo, i dipendenti pubblici di Pechino sono stati invitati a non spostarsi, mentre agli abitanti di Wuhan è stato consigliato di fare scorte di cibo. Nell’eventualità di un ipotetico, nuovo lockdown.

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