Lo sfogo di Vittorio Colao: “Chiusi i canali con il governo”

Riavviare l’economia all’indomani di un blocco di quasi due mesi, trasformare la crisi in opportunità e, più in generale, rendere l’Italia un Paese più moderno.

Erano sostanzialmente questi i compiti della famigerata task force di esperti guidata dal manager Vittorio Colao. Una sorta di team delle meraviglie, allestito la scorsa primavera, e incaricato di traghettare una nazione vessata dal Covid nella complicata fase 2. Quella che avrebbe dovuto sancire la progressiva rinascita italiana.

Il piano dimenticato

Il “piano Colao”, ricordiamolo, prevedeva finezze e accorgimenti all’epoca molto apprezzati dal governo giallorosso. Tra questi, oltre ai consigli sui più svariati temi, ricordiamo i suggerimenti destinati a combattere l’uso del contante: un’eventuale tassa sul bancomat per disincentivare il ritiro e l’uso dei contanti, l’ipotesi di un anticipo fiscale sui prelievi e la riduzione dei limiti per i pagamenti effettuati in contante.

Tutti d’amore e d’accordo, fino a quanto, a giugno, Giuseppe Conte decise che era l’ora di staccare la spina alla task force di esperti. “Abbiamo già una base di lavoro tecnico, della commissione Colao, che consegnerà in questi giorni i suoi lavori. Non ci sarà nessun documento Colao dietro il piano di rilancio”, tuonò il premier da Palazzo Chigi. Il messaggio suonava molto come una sorta di sfratto per il “dream team”, come nel frattempo era stato definito da alcuni media. E così, in effetti, è stato.

Task force archiviata

Oggi, dopo mesi passati in disparte, Colao ha rilasciato interessanti dichiarazioni al quotidiano Il Foglio. Tutto parte dalle risorse contenute nel Recovery Fund: “Potevamo accelerare i tempi, essendo partiti quest’estate, certo. Ma è presto per dare giudizi visto che il lavoro, quello del Recovery, ancora non è stato concluso”. “Di sicuro – ha aggiunto l’ex ad di Vodafone – al di là di telefonate con i vari ministri, chiacchiere informali, non c’è stato un follow-up ufficiale tra la nostra commissione e il governo”.

Detto in altre parole, per quanto concerne il puzzle relativo al citato Recovery Fund, Colao non è stato preso in considerazione da Conte. E come lui, nessun altro membro della commissione (ad eccezione di Riccardo Cristadoro). Per quale motivo? Un’ipotesi è che il manager, all’inizio della scorsa estate, fosse diventato troppo ingombrante. Tanto è vero che in quei giorni si parlava addirittura di un ipotetico “governo Colao”.

Che il premier Conte, temendo l’ombra di Colao, abbia deciso di metter da parte il manager? “Sono abituato a rispondere con i fatti e non mi interessano questi retropensieri. Vedremo i risultati finali e trarremo le conseguenze, accompagnandole, se sarà il caso, dai giudizi”, ha tagliato corto Colao. Ormai palesemente uscito di scena.

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