Quella “lezione” che arriva dalla Grecia: stipendi più alti e meno tasse

Con il passaggio della pandemia di coronavirus in Europa, la totalità dei Paesi dell’Eurozona ha subito una forte battuta d’arresto sotto al piano economico a causa della strategia di lockdown attuata per contrastare il crescere dei contagi ed a causa dei blocchi produttivi. Tutto questo, ovviamente, ha prodotto degli effetti negativi non soltanto sulle imprese che hanno visto contrarsi il proprio fatturato ma anche sui dipendenti che, a causa delle minori ore lavorate, hanno subito spesso ingenti tagli sui salari. E, in ultima battuta, ciò si è riflesso anche sui consumi che si sono di conseguenza ridotti all’osso, creando un circolo vizioso che ha portato in recessione tutto il Vecchio continente.

In modo quasi generalizzato, nel 2020 la strategia messa in campo dai governi è stata principalmente volta al “prendere tempo”, cercando di tamponare con sussidi le perdite delle categorie più colpite attendendo il passare della tempesta. Tuttavia, il prolungarsi della crisi sanitaria ha reso effimero questo approccio, il quale a più riprese e soprattutto negli ultimi mesi ha messo in evidenza tutti i suoi limiti ed ha imposto la ricerca di un approccio maggiormente propositivo per stimolare la crescita nel 2021. E, in questo scenario, la Grecia potrebbe essersi imposta come avanguardia da cui trarre insegnamento.

Così Atene vuole “battere” la recessione

Secondo quanto riportato dal quotidiano greco Kathimerini, dal prossimo gennaio quasi due milioni di lavoratori della penisola ellenica riceveranno un aumento in busta paga dovuto alla riduzione dei contributi. Tale manovra, resa possibile dalla maggiore flessibilità per il 2021 accordata con Bruxelles, avrebbe lo scopo di dare impulso ai consumi fornendo un maggiore potere d’acquisto alle famiglie greche, fortemente colpite dalla recessione causata dalla pandemia di coronavirus.

Sebbene sia dichiaratamente una misura attualmente temporanea e mirata ad accelerare i tempi della ripresa, la misura studiata dal governo guidato da Kiriakos Mitsotakis potrebbe essere una delle risposte più semplici ma più efficaci per invertire la tendenza del 2020. Dopo aver identificato infatti nel crollo dei consumi (conseguenza dei blocchi produttivi e del lockdown) il reale nemico economico da affrontare, la decisione è stata quella di abbattere il cuneo fiscale “trasformando” gli ammanchi in un debito pubblico spalmabile negli anni. Dando modo, infine, alla popolazione della Grecia di riprendersi la capacità d’acquista persa negli ultimi mesi, nella speranza di risollevare al tempo stesso anche gli occupati del settore del commercio.

La lezione che dovremmo imparare dalla Grecia

Mentre Atene ha utilizzato una basilare strategia fiscale per garantire la ripresa dei consumi, in Italia il governo guidato da Giuseppe Conte ha preferito sperimentare delle vie traverse, estendendo la durata temporale della cassa integrazione e introducendo il “cashback” di Stato. Ma dati alla mano, quali sono le reali potenzialità delle misure messe in campo da Roma e, soprattutto, quali sono le reali equità sociali che garantisce?

In Grecia l’aumento degli stipendi è commisurato al valore salariale lordo attualmente percepito, in un sistema che ha visto variare semplicemente la percentuale di tassazione. Una misura semplice ed applicabile in pochi istanti grazie al semplice cambio di una variabile. Le misure messe in campo dall’Italia, come ampiamente sottolineato, sono caratterizzate invece dal favorire maggiormente chi già attualmente possiede una maggiore capacità di spesa, sfavorendo proprio le fasce più deboli della popolazione. E in questo scenario, purtroppo, la sensazione è che lo stimolo atteso ai consumi sia ben inferiore rispetto a quello preventivato dai calcoli governativi.

Come spesso succede e sebbene la bontà delle decisioni vada letta a conti fatti, la soluzione migliore potrebbe dunque essere ancora una volta la più semplice, dando “ragione” sotto questo punto di vista alla manovra messa in campo dal governo di Atene. La quale, in fondo, si è dimostrata in grado di utilizzare la flessibilità concessa dall’Europa in modo accorto, senza gravare eccessivamente in ottica futura sui contribuenti e dando un aiuto reale alla ripartenza. E data la velocità e risolutezza con le quali tutto ciò è stato messo in pratica, forse anche dall’Italia dovremmo prendere nota, nella speranza di poter risollevare velocemente anche le sorti della nostra economia.

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