L’autorizzazione mancante, il laboratorio e i pipistrelli: il mistero sulle origini del Covid

Una missione, quella dell’Organizzazione Mondiale della Sanità a Wuhan, per studiare le origini della Sars-CoV-2, tanto attesa quanto “spuntata” a causa del fiato sul collo delle autorità di Pechino. L’autorizzazione a poter visitare i corridoi del famigerato Wuhan Institute of Virology (WIV) mai richiesta dall’Oms al governo cinese (il quale tuttavia, con ogni probabilità, non l’avrebbe mai concessa). Lo strano invito della “Bat woman” Shi Zhengli al team di esperti stranieri di entrare in laboratorio; un assist presto smussato e ridimensionato dai piani alti della struttura o, chissà, dal governo cinese.

E ancora: i pipistrelli che tornano al centro dell’indagine come possibili serbatoi del nuovo coronavirus. E, infine, il tentativo da parte di alcuni giornalisti della Bbc di visitare le grotte dello Yunnan, dove qualche anno fa la signora Shi aveva trovato un virus proveniente proprio da un pipistrello e molto simile alla Sars-Cov-2. Un tentativo non andato purtroppo a buon fine a causa di misteriosi ostacoli riscontrati sul cammino dei reporter. Sul tavolo ci sono tutti gli elementi per ricostruire, in versione aggiornata, il mistero sulle origini del Sars-CoV-2. Un enigma che lega il laboratorio di Wuhan, la Bat woman cinese, i pipistrelli e le grotte dello Yunnan. È in uno scenario del genere che si ritroverà presto a lavorare la squadra di esperti allestita dall’Oms.

Ipotesi smentita

Partiamo dal recente contatto avuto tra Shi Zhengli e la Bbc. Miss Shi, in Cina, non ha bisogno di presentazioni. È una delle virologhe più importanti del Paese. Da 16 anni visita le grotte più inaccessibili dell’ex Impero di Mezzo a caccia pipistrelli, dai quali preleva campioni di tessuto e sangue con l’obiettivo di identificare decine di virus mortali. La sua prima missione degna di nota risale al 2004, quando Shi effettua una spedizione nelle caverne situate nei pressi di Nanning, nel Guanxi, per raccogliere tracce dalle colonie di pipistrelli che abitano quei luoghi oscuri. Il suo obiettivo: trovare il colpevole che, soltanto un anno prima, aveva scatenato l’epidemia di Sars.

In ogni caso, tornando al presente, Bat woman, grazie alla sua minuziosa caccia ai pipistrelli, è riuscita a formare uno dei più grandi archivi di coronavirus esistenti al mondo. All’interno di questo particolare album fotografico trova spazio anche il CoV ZC45, virus appartenente alla famiglia della Sars rinvenuto nei pipistrelli Rhinolophus affinis, presenti nelle province dello Yunnan e dello Zhejiang. Secondo alcune indiscrezioni, il team di Miss Shi scoprì che il 96,2% del genoma di Sars-CoV-2 si sovrapponeva a un virus presente già in archivio: proprio il CoV ZC45.

A pandemia scoppiata, la signora dei pipistrelli rilasciò una lunga intervista alla rivista Scientific American, accennando all’ipotesi che il virus potesse essere sfuggito dall’istituto in cui la donna prestava (e presta tutt’ora) servizio. D’altronde, secondo gli studi di Shi, le aree in cui vi era maggiore probabilità di assistere a una zoonosi erano quelle dello Yunnan, del Guandong e del Guanxi. Non certo le strade di una megalopoli come Wuhan. Un dubbio inizia ad attanagliare la mente della donna: se i responsabili delle polmoniti atipiche erano i coronavirus, questi “potevano forse essere arrivati dal nostro laboratorio?”. A un’idea del genere – soltanto un’ipotesi, in seguito ufficialmente smentita – Miss Shi ha dichiarato di non aver “chiuso occhio per giorni”.

L’invito di Batwoman

Passano i mesi e di Shi Zhengli non c’è traccia. Improvvisamente riappare sui radar con alcune dichiarazioni rilasciate, via mail, alla Bbc. La missione dell’Oms sta per approdare a Wuhan, e i giornalisti le chiedono se non sarebbe il caso di invitare gli esperti nel suo laboratorio, così da escludere, una volta per tutte, la speculazione sulla possibile fuoriuscita del virus dall’istituto. “Ho espresso personalmente e chiaramente che li accoglierei a visitare il WIV”, ha risposto Miss Shi, salvo poi fare retromarcia.

“Personalmente apprezzerei qualsiasi forma di visita, basata su un dialogo aperto, trasparente, fiducioso, affidabile e ragionevole”, ha aggiunto la virologa in merito all’accesso della task force dell’Oms ai dati sperimentali e alle registrazioni di laboratorio. Il punto è che “il piano specifico” non dipende da lei. Ovvero: non a lei che spetta decidere se concedere o meno l’autorizzazione di visitare il laboratorio agli esperti internazionali. In un secondo momento, la Bbc ha ricevuto una telefonata dall’ufficio stampa del laboratorio, in cui si diceva che Miss Shi stava parlando a titolo personale e che le sue risposte non erano state approvate dalla struttura. Certo è che l’Oms non ha minimamente preso in considerazione la teoria della fuoriuscita dal laboratorio. E che i membri della squadra inviata a Wuhan, secondo le ultime indiscrezioni, non hanno presentato alcuna richiesta per visitare il laboratorio. Detto in altre parole, il Wuhan Institute of Virology non sembrerebbe interessare a nessuno.

Strada sbarrata

L’ultimo tassello del puzzle riguarda alcune stranezze riscontrate dai giornalisti della Bbc, intenti a visitare il distretto di Tongguan, nella provincia dello Yunnan. Esatto: proprio il luogo in cui Miss Shi aveva recuperato il virus molto simile al Sars-CoV-2. Ebbene, nella ricostruzione offerta dall’emittente inglese, i giornalisti che hanno cercato di raggiungere la meta hanno dovuto fare i conti con una serie di impedimenti. Agenti di polizia in borghese e altri funzionari in auto, senza contrassegni, li hanno seguiti per miglia lungo le strade polverose e sconnesse.

A un certo punto i giornalisti sono stati costretti a tornare indietro, visto che il percorso era sbarrato da un camion apparentemente in panne, probabilmente messo appositamente di traverso da qualcuno per scoraggiare gli stranieri a continuare il loro viaggio. La gente del posto, ha aggiunto la Bbc, ha in seguito confermato che quel mezzo era stato posizionato lì in mezzo pochi minuti prima dell’arrivo della troupe giornalistica. Come se non bastasse, gli inviati si sono imbattuti in posti di blocco in cui uomini non identificati hanno spiegato che il loro compito era di tenerli “lontani”. Lontani da cosa? Lontani da dove?

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