I fedeli in rivolta contro il presepe “blasfemo” di Bergoglio in Vaticano: “Questa è un’offesa ai cattolici” (Video)

 “Nel bene o nel male purché se ne parli”, scriveva Oscar Wilde. L’aforisma perfetto per raccontare l’accoglienza ricevuta dal nuovo presepe di piazza San Pietro. La natività futuristica degli allievi della scuola d’arte di Castelli, paesino della provincia di Teramo famoso per la lavorazione della ceramica, è finita su tutti giornali, compresi quelli d’Oltreoceano.

“È un presepe che ha avuto problemi come abbiamo avuto tutti noi in questo anno pessimo”, scrive, ad esempio, il New York Times, riferendosi alle polemiche montate nei giorni scorsi su social e giornali. Il più feroce è stato Vittorio Sgarbi, che l’ha definito una “umiliazione del cattolicesimo”. “I personaggi – attaccava l’esperto sul blog di Nicola Porro – non si riconoscono, queste cose non riguardano il mondo cristiano, sono una caricatura, una finzione, il mondo religioso, che nell’arte ha avuto la sua consacrazione, è stato tradito”.

Sono anche queste critiche, secondo Ilaria, negoziante di via della Conciliazione, ad attirare in piazza decine di persone. “A me – spiega – non dispiace, ma è una cosa soggettiva, l’arte è così: opinabile”. “Non è uno dei tanti presepi, è un presepe diverso, però come tutte le cose insolite crea più interesse di quelle ordinarie”, ci spiega. Sembra che anche attorno alla natività di San Pietro si sia creato una sorta di “effetto Spelacchio”. Lo stesso che ha reso celebre lo sfortunato albero di Natale posizionato a piazza Venezia due anni fa. I rami secchi dell’abete costarono aspre critiche all’amministrazione, ma tra polemiche e prese in giro, il vituperato alberello diventò una vera e propria attrazione.

E infatti, in quel di piazza San Pietro, sin dalle prime ore del mattino il viavai di curiosi è incessante. “Ne abbiamo sentito parlare tanto in tv e siamo venuti qui apposta per vederlo dal vivo”, racconta una coppia di turisti veneti. “In effetti è un po’ strano, però – aggiungono – un pizzico di rivoluzione ogni tanto ci vuole”. Tra le dieci figure monumentali, spiccano anche un astronauta e un guerriero con l’elmo fregiato da un teschio. Elementi di novità, che hanno disorientato se non addirittura indignato alcuni fedeli. “È un presepe criptico, con personaggi incomprensibili”, commenta un ciclista, accorso alle pendici del cupolone per farsi un’idea sulla vexata natività.

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L’impatto è stato deludente: “Non mi entusiasma, meglio i presepi tradizionali, emanano più calore”. “Sicuramente avrà dei significati profondi, ma non siamo abituati a questa arte così particolare, forse sarebbe stata meglio una natività tradizionale, per farci sentire che almeno qualcosa è rimasto uguale e invece hanno cambiato pure il presepe”, ci dice una suora. “Questo presepe – aggiunge – penso abbia creato un altro piccolo smarrimento nello smarrimento che già c’è”. È d’accordo anche un’altra religiosa di passaggio dalla piazza: “È molto diverso dal presepe classico, ma in fin dei conti forse è il presepe giusto per quest’anno”.

“Quello che stiamo vivendo – commenta la religiosa – è un tempo freddo, quindi queste figure monolitiche, se non altro, lo rappresentano bene”. Ma i giudizi non sono tutti così concilianti. “Dire che sono delusa è dire poco, sono scandalizzata”, esclama una donna di origine polacca. In mano ha un pacco di candele da portare nella sua chiesa. “La Sacra Famiglia deve essere rappresentata con dignità, come la vediamo nelle icone e nell’arte sacra in generale, questa – è convinta – è un’offesa a tutti i cattolici”.

“L’anno scorso i migranti, quest’anno marziani e demoni, questo pontificato ci riserva sempre delle belle sorprese”, le fa eco polemico un altro passante. Il giudizio è lapidario: “È un’oscenità”. Insomma, la prima natività dell’era Covid fatica a farsi largo nel cuore del pubblico. Come mai? Lo abbiamo chiesto a chi di queste cose se ne intende: Giovanni Zenone, editore di Fede e Cultura, esperto di arte sacra ed allievo del teologo Antonio Livi. “Questo è un presepe che ha uno spirito sessantottino, perché è stato fatto negli anni Sessanta da allievi e professori di una scuola d’arte, e che si rifà ad una visione dell’arte primitivistica, scopiazzando Picasso e Modigliani”, ci spiega al telefono.

“È uno stile datato, scopiazzato, di nessuna qualità artistica, l’unica qualità – sentenzia il prof – è quella della ceramica”. L’esperto è tranchant: “È il trionfo del brutto nell’arte sacra contemporanea”. “La Chiesa cattolica, più o meno da sessant’anni a questa parte, è in una profondissima crisi di fede che – ragiona Zenone – si riflette anche nell’arte, basta guardare le chiese di oggi: sono orrende, non ispirano sacralità né trascendenza, e questo presepe va esattamente in quella direzione. Non c’è da stupirsi se a chi lo osserva non comunica nulla”.

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