“Reazioni nel 50% dei vaccinati: ecco cosa succede dopo l’iniezione”

Una persona su due potrebbe provare mal di testa, febbre e brividi: è quanto accade subito dopo la somministrazione del vaccino targato Pzifer-BioNtech, già in uso nel Regno Unito ed approvato l’11 dicembre dall’Fda americana per uso emergenziale.

“Forte reazione al vaccino”

In Europa si aspetta il sì dell’Ema (l’Agenzia europea per i medicinali) ed il 27 dicembre dovrebbe cominciare ad essere in uso anche in Italia che ha prenotato un totale di 20 milioni di dosi ma, nella fase iniziale, ne saranno disponibili 1,9 milioni. Le prime notizie, però, non sono affatto confortanti se addirittura il 50% dei vaccinati si sentirà poco bene. “Il Pfizer è molto reattogenico, cioè induce reazioni più forti dei vaccini soliti: la metà delle persone, in particolare giovani, prova mal di testa, febbre e brividi, che però si risolvono in 24 ore” ha affermato Guido Forni, Professore ordinario di Immunologia all’Università di Torino ed accademico dei Lincei in un’intervista a LaStampache mette in guardia: “è importante raccontare questi dettagli per preparare la popolazione ed evitare paure inutili”.

Tutti i vaccini possono indurre le reazioni descritte ma il 50% è sicuramente una percentuale considerevole. “Esattamente, ma bisogna sapere che per il giorno dopo non vanno presi impegni importanti. Siamo abituati a vaccini iperstudiati come l’antinfluenzale, che non dà nessun fastidio”. La corsa contro il tempo per preparare, testare e mettere in commercio un farmaco che possa bloccare la pandemia da Coronavirus mostra già i primi effetti negativi. Il Prof. Forni tende a rassicurare sottolineando come siano disturbi leggeri e passeggeri che indicano la reazione particolare di questo tipo di vaccino.

“Reazioni più intense negli allergici”

Saranno pure passeggeri ma, cosa accadrebbe se la forte reazione allergica capitasse in un soggetto anziano piuttosto che in uno giovane? E nei soggetti allergici? “Nel caso di persone allergiche le reazioni possono essere più intense”. Speriamo che non sia davvero così, d’altra parte è partita da poco la campagna vaccinale Pfizer-BionTech ma le prime notizie non sono certamente come speravamo: il NYTimes riferisce che un’operatrice sanitaria vaccinata negli Stati Uniti ha sviluppato reazioni allergiche quali rash cutanie, tachicardia e crisi respiratoria ed è stata ricoverata in terapia intensiva. Le sue condizioni sono tutt’ora stabili.

Sarà anche un caso isolato ma è una spia importante di cui tener conto. “La reattogenicità dipende dal tipo di vaccino, che è fatto di nanoparticelle lipidiche che possono irritare”, afferma il professore, che sottolinea come reazioni del genere si sviluppino entro pochi minuti ed i luoghi di vaccinazione sono molto attrezzati per questo tipo di problematica. Sarà, ma quando inizieranno le vaccinazioni di massa nelle palestre o in apposite aree non spedalizzate e qualche paziente dovesse stare male, cosa potrebbe accadere?

Temperatura e dosi, altri due problemi

L’altro problema del Pfizer resta la temperatura: sebbene sembra essere efficace al 95% (dopo la somministrazione di due dosi) va conservato e poi scongelato ad una temperatura di -80 gradi e successivamente diluito, operazioni non semplici che si potranno fare solamente negli ospedali e nei luoghi attrezzati. L’altro concorrente, il vaccino dell’azienda Moderna, ha una temperatura di conservazione migliore, a -30 gradi, ma l’Italia ha ordinato meno dosi perché si cerca di puntare tutto sull’italo-inglese AstraZeneca. “Ha fornito i report migliori di tutti, ma ora sembra efficace al 60%. Meglio di niente, però gli americani sono migliori. Ci vorrà qualche mese per capire se AstraZeneca corregge il tiro”.

Ecco gli altri vaccini

Se spuntano le prime crepe (speriamo non sia davvero così) nel vaccini Pfizer-BioNtech, a che punto sono tutti gli altri in fase di sviluppo? Il Prof. Forni ha spiegato che Novax e Cura vax sono in terza fase e funzionano bene alla classica temperatura da frigorifero mentre quello dell’azienda Johnson & Johnson potrebbe essere l’unico a funzionare con una dose sola. Ed i “famosi” vaccini cinesi ed il russo Sputnik (cliccando qui tutti i pezzi sul vaccino di Putin)? “Sono in fase tre, ma sono già stati testati su militari e civili non seguendo una procedura corretta. Lo Sputnik russo è innovativo e potrebbe dare dei risultati. Così pure i quattro cinesi, ma i dati sono ancora parziali per essere sicuri”.

il giornale.it

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