Covid, a Torino l’ospedale da campo chiude dopo appena un mese: è costato 1,5 milioni

Una maxi struttura pensata e realizzata per ospitare pazienti Covid non gravi, costata 1,5 milioni di euro ma con un picco massimo di occupazione di 21 pazienti. I costi per mantenerla in piedi sono troppo elevati, così l’ospedale da campo del Valentino a Torino, già questa settimana, o al massimo la prossima, chiuderà. Il presidio sanitario, allestito in tempo record (soltanto 11 giorni), avrebbe un potenziale di 458 posti letto complessivi, con tutta evidenza però è stato ben poco utilizzato.

Torino, un maxi ospedale da campo (quasi) inutilizzato

Inaugurato il 22 novembre, dunque meno di un mese fa, ha ospitato 21 pazienti il 2 e il 3 dicembre, mentre nei giorni successivi i numeri dei ricoverati sono progressivamente calati. Per poi risalire, di pochissimo, a partire dal 12 dicembre. La struttura di Torino è riservata a pazienti per lo più in via di guarigione anche se positivi, dimessi da altri ospedali locali. Molte persone però hanno espresso il desiderio di tornare direttamente a casa una volta dimesse dalle altre strutture ospedaliere, evitando di passare pure dal Valentino. L’ospedale non ha beneficiato di contribuiti pubblici, è stato infatti finanziato interamente dal Fondo di Beneficenza di Intesa Sanpaolo.

Verso una riconversione

“Questo ospedale da campo, con 450 posti, riuscirà a decongestionare gli altri ospedali, che così avranno anche la possibilità di ricoverare pazienti con altri tipi di patologia”, aveva dichiarato il 21 novembre scorso l’assessore regionale alla Sanità, Luigi Genesio Icardi. Non è andata propriamente così. Va detto che nei giorni scorsi il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, aveva annunciato che il Padiglione V dell’ospedale da campo verrà riconvertito e utilizzato per la vaccinazione anti-Covid, puntualizzando che la struttura non sarebbe comunque stata smantellata prima che l’ultimo paziente fosse stato dimesso. Considerato che il governo teme fortemente la cosiddetta “terza ondata” di coronavirus a partire da gennaio, è verosimile in ogni caso che la struttura non chiuderà definitivamente.

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