“Maradona stupratore”. Lo sfregio della calciatrice durante il minuto di silenzio

Da sempre il calcio ha i suoi dèi. E Diego Armando Maradona, morto lo scorso mercoledì, era uno di quei pochi eletti che hanno avuto l’onore di accedere all’Olimpo del gioco più bello del mondo. Come ogni divinità che si rispetti, el pibe de oro aveva milioni di fedeli e un suo personale culto. E così, una volta scomparso, in Argentina, a Napoli, ma anche altrove, si sono manifestati, in tutta la loro magnificenza, il cordoglio e la devozione per la «mano di Dio». Di fronte a tanta grandezza, il mondo si è fermato e ha fatto silenzio. Soprattutto sui campi di calcio. Ma così non è stato in uno sperduto e cencioso campetto della periferia spagnola, dove una calciatrice ha sfregiato la memoria di Maradona sedendosi di spalle durante il minuto di silenzio in suo onore.

I nani che invidiano i giganti

Il fatto è avvenuto durante l’amichevole che si è disputata sabato scorso tra Viajes Interrias e Deportivo Abanca, due squadre femminili della terza divisione spagnola. Stiamo parlando, insomma, di una categoria bassissima, degna al più di qualche oratorio. Come era stato previsto in base a una circolare della Federazione calcistica spagnola, prima che iniziasse la partita si è osservato un minuto di silenzio per Maradona, ma una calciatrice del Viajes Interrias, tale Paula Dapena, 24 anni, si è seduta infangando il ricordo del fuoriclasse argentino.

Perché la calciatrice ha offeso Maradona

La notizia, ovviamente, ha destato molto scalpore, permettendo alla calciatrice di conoscere i suoi 15 minuti di celebrità, come comanda la dottrina Wahrol. «Per le altre vittime non c’è stato alcun minuto di silenzio. Dunque non sono disposta a rispettare un minuto di silenzio per un violentatore», è stato il commento e la giustificazione della signora. In sostanza, la motivazione dello sfregio è la stessa che ha mandato fuori di testa la Pausini: Maradona non era un esempio, pippava, era un patriarca e, quel che è peggio, è morto proprio durante la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, oscurando con la sua grandezza una ricorrenza ritenuta sacra dalle femministe militanti.

Non si sfidano impunemente gli dèi

«Le mie compagne di squadra – ha raccontato ancora la calciatrice – mi guardavano e sorridevano perché sapevano che non l’avrei osservato [il minuto di silenzio]. Pochi giorni fa, nella Giornata contro la violenza verso le donne, non sono stati fatti gesti di questo tipo, quindi io non sono disposta a farlo per lui [Maradona]. Per essere un giocatore, devi essere innanzitutto una persona e avere dei valori, al di là delle capacità sportive che possedeva, che sappiamo fossero spettacolari». No, cara signora, non è affatto così: un calciatore deve saper giocare a pallone, non deve essere un ambasciatore dell’Unicef, un santo o un chierichetto. Ad ogni modo, visto che chi sfida gli dèi difficilmente la fa franca, la squadra della Dapena è stata umiliata perdendo la partita 10 a 0. Dieci come il numero di Diego Armando Maradona.

Elena Sempione  

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