Franceschini “censura” il Fondo Pino Rauti. Anpi in giubilo. La Russa: “Roba da odiatori da tastiera”

Il Fondo Pino Rauti, donato alla Biblioteca Nazionale di Roma dal Centro Studi intitolato al segretario del Msi, è diventato un caso politico dopo che il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, è intervenuto personalmente per censurarne la presentazione sul sito del ministero. Perché va bene accaparrarsi felicemente 2880 volumi e un archivio personale riconosciuto di particolare interesse storico (tanto più preziosi quanto più testimoni di una cultura e di una storia spesso misconosciute), ma altra cosa è ammettere le doti dell’uomo che li collezionò nell’arco di una vita dedicata allo studio e all’azione per il bene comune.

Che scandalo, hanno chiamato Rauti “statista”…

Sul sito del ministero Rauti era stato indicato come “Statista”. D’altra parte, Rauti da parlamentare ha servito la Repubblica per oltre due decenni; da leader ha cresciuto generazioni di classi dirigenti; da intellettuale ha saputo leggere i fenomeni della nostra società prima degli altri e con una modernità che altri ancora si sognano. Sempre nell’ottica di quella crescita e di quell’interesse nazionale che sono stati il faro della sua lunga vita.

I turbamenti dell’Anpi

La definizione di “statista” per un uomo che a 17 anni aveva partecipato alla Rsi, però, ha fatto “trasecolare” più d’uno di quelli che uno statista non lo riconoscerebbero neanche se girasse con un cartello al collo con su scritto “statista”, ma che in compenso vedono redivivi partiti fascisti ovunque. E, infatti, in prima fila ad applaudire la censura operata da Franceschini contro la figura di Rauti si è posta l’Anpi. “Bene ha fatto”, ha scritto su Facebook il presidente dell’associazione dei partigiani, Gianfranco Pagliarulo. “È intollerabile che queste carte vengano accolte con parole apologetiche verso un fascista convinto e dichiarato”, ha proseguito.

Il M5S applaude il compagno Franceschini

Solerte nell’applaudire il ministro alleato anche il M5S, che ha schierato il presidente della Commissione Giustizia della Camera, Mario Perantoni, uno di quelli che l’altro ieri gridavano alla scandalo per la censura di Nicola Morra in Rai. In effetti, vuoi mettere Morra con Rauti? No, appunto, non mettiamo. Soprattutto in tempi in cui governano M5S e Pd, la carità di patria è sentimento che va coltivato con cura.

Isabella Rauti non commenta

Interpellata sulla vicenda, Isabella Rauti, presidente del Centro Studi Pino Rauti che ha generosamente donato il fondo alla Biblioteca nazionale, ha preferito non commentare. Del resto, i termini della questione restano sempre quelli: Franceschini, Anpi, Perantoni vs Rauti. E che vuoi commentare? Soprattutto, perché dovresti commentare? L’acquisizione del Fondo Rauti si è svolta in tutti i suoi passaggi secondo i più rigorosi crismi istituzionali e nella più assoluta trasparenza. Oggi qualcuno si sveglia e monta una polemica politica. Anzi, la solita polemica politica, come ha ricordato Ignazio La Russa.

La Russa: “Roba da odiatori da tastiera”

“Franceschini – ha sottolineato La Russa – può cancellare tutto quello che vuole almeno fintanto che è ministro. E Pagliarulo, che di sicuro per ragioni anagrafiche non ha fatto il partigiano neanche un minuto, può gridare alla luna le sue modeste valutazioni”. “Resta il fatto – ha commentato il vicepresidente del Senato – che Rauti non ha mai negato il suo impegno prima, durante e dopo la guerra, ma è stato un parlamentare eletto con sistemi democratici, ruolo a cui ha improntato i suoi comportamenti. Il resto – ha concluso La Russa – è puro esercizio da odiatori da tastiera“.

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