Giulia Bongiorno “incastrerà Grillo e suo figlio”. Senaldi: inatteso intreccio politico e giudiziario

La vendetta è un piatto che si consuma freddo. Basta avere pazienza e l’occasione si presenta quasi inevitabilmente, dietro uno dei tanti tornanti della vita. Da che Salvini ha piantato in asso M5S, non è passato giorno senza che i grillini attingessero al loro ricco serbatoio di contumelie e aggressività repressa per insultare la Lega, diventata – anzi, tornata a essere – nella narrazione dei cinquestelle, «neofascissta», «pericolosa», «inaffidabile», «antitaliana». La notizia è che a tappare la bocca a Beppe Grillo sarà con ogni probabilità Giulia Bongiorno, l’avvocato che Salvini ha candidato al Senato e che il leader leghista si è scelto per difenderlo dall’accusa di essere un sequestratore seriale nei processi che ha in giro per la Sicilia da che si è opposto da ministro agli sbarchi dei clandestini dalle navi delle organizzazioni umanitarie. La celebre penalista, paladina delle donne abusate, a sostegno delle quali nel 2007 ha creato con Michelle Hunziker la fondazione Doppia Difesa, ha infatti assunto la tutela di una delle due ragazze che, con le loro denunce, hanno portato alla sbarra Ciro Grillo, il figlio del comico intristito, accusato di stupro in complicità con tre suoi compagni di merende.

Iter tortuoso – La vicenda è nota. Quando svacanzava un paio d’estati fa nei possedimenti paterni in Costa Smeralda, il grillino di nome e di sangue ha agganciato due ragazze al Billionaire di Briatore e le ha portate in villa. Ne sarebbe seguita una notte di alcol e abusi, mentre nell’appartamento a fianco, mamma Parvin, moglie del fondatore di M5S, dormiva senza accorgersi di nulla. La denuncia giace in tribunale da un anno e mezzo. I maligni sostenevano che la lunghezza delle indagini non fosse dovuta ai tempi biblici della giustizia. Si insinuava che l’inchiesta staganasse dolosamente, una spada di Damocle in grado di condizionare il comico e indurlo a sostenere il rapporto incestuoso di governo tra M5S e Pd, che guarda caso data poco dopo il fattaccio denunciato, il quale concide perfettamente con la svolta europeista di M5S, momento fondamentale della rottura del governo gialloverde. Fatto sta che la manfrina ha inquietato i genitori di una delle due ragazze, i quali hanno pensato di cambiare avvocato e far rappresentare la figlia dalla Bongiorno. Quando si dice «basta il nome», l’indagine ha avuto un’immediata accelerazione e sembrerebbe che il rinvio a giudizio di baby Grillo e amici sia imminente, con tanto di immagini tratte dai telefonini dei ragazzi che ne documenterebbero le gesta erotiche e poco cavalleresche. La dovuta premessa è che nessuno è colpevole fino al terzo grado di giudizio e che ci auguriamo che Ciro figlio di papà sia vittima di una di quelle campagne di fango e screditamento personale di cui i cinquestelle sono maestri, benché ci sembri improbabile che l’avvocato Bongiorno si imbarchi in una causa temeraria, per di più gravata di inevitabili ricaschi e polemiche politiche. Detto questo, è evidente che l’apertura del processo rischia di segnare la fine della parabola del fondatore di M5S, e forse dello stesso Movimento. Con il padre condannato per triplice omicidio (colposo), tra cui quello di un bambino di nove anni, e il figlio alla sbarra con accuse non troppo diverse da quelle per le quali a Milano è in carcere il milionario fondatore di Facile.it, Alberto Genovese, la famiglia Grillo rischia di avere una fedina penale tra le meno edificanti del Paese. A quel punto stonerebbero non poco le battute e le intemerate del comico guru contro politici e cittadini o le accusa Forza Italia di essere «letame», a Salvini di essere «razzista, ladro e puzzone», a Renzi di essere «ebetino, ballista, schifoso e pauroso come una scrofa», ai dem di essere «morti che non hanno mai lavorato». Se le colpe dei figli non devono ricadere sui padri, non possono evitare però di danneggiarne l’immagine pubblica, specie se il genitore si atteggia a e moralizzatore.

Le spine giallorosse – Non c’è da illudersi che la vicenda, qualunque piega giudiziaria dovesse prendere, abbia ripercussioni sul governo. Conte ed M5S sono impermeabili a tutto. Non si sono fatti scomporre dalla sottovalutazione della seconda ondata di Covid, dai posti mancanti in rianimazione, dai banchi a rotelle, dall’Europa che non ci dà i soldi che ci avevano promesso per mesi, dal fallimento dell’app Immuni, dagli immigrati che oggi muoiono in mare e ai tempi di Salvini no, dalla Cina che ci accusa di aver messo in giro noi il virus, dal processo al suocero di Conte per non aver pagato le tasse, dalla Libia che ci rapisce i pescatori in mare, dalla ludopatia del fidanzato del portavoce di Palazzo Chigi che si giocava il sussidio in borsa, dal reddito di cittadinanza a mafiosi e ricchi risparmiatori e da molto altro. Come si può pensare che un’eventuale accusa di stupro al figlio del fondatore di M5S imbarazzi il Guardasigilli Bonafede o sposti di un centimetro gli equilibri del potere? Servirebbero un po’ di autocritica e dignità, merce rara al mercato della politica.

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