Roma, a 12 anni picchiato nei bagni della scuola media di Pisoniano: «Non coprite i vostri figli»

Picchiato dai bulli nei bagni della scuola. È successo a un ragazzino di 12 anni di Gerano, in provincia di Roma. L’episodio, avvenuto nella scuola media di Pisoniano, ha suscitato grande preoccupazione e polemiche sui controlli. Tanto che sul tema sono intervenuti i sindaci della Valle del Giovenzano, con una nota congiunta nella quale hanno richiamato alla necessità di un impegno educativo collettivo contro la violenza.

L’allarme per il caso del 12enne picchiato a scuola

Nella nota, diffusa sulla pagina Facebook del comune di Gerano, “in attesa degli esiti dei dovuti e ulteriori accertamenti sull’accaduto, tuttora in corso”, si legge che “l’accaduto ha suscitato, giustamente, molta impressione e preoccupazione nell’opinione pubblica. Preoccupazione confluita in parte in valutazioni incentrate sulla questione dei controlli e della sicurezza. Considerazioni opportune e condivisibili ma che – sottolineano i sindaci – se fossero le sole a guidare le future iniziative, rischierebbero di spostare il problema invece di risolverlo”.

L’appello dei sindaci agli adulti: “Fate la vostra parte”

“I controlli – per i primi cittadini – sono oltremodo necessari. Ma, se si affrontasse la questione riducendola in questi termini, si finirebbe con il prendere decisioni non risolutive e tali da risultare semplicemente le più facili in quanto demagogicamente spendibili“. I sindaci avvertono quindi sul fatto che “l’attività di controllo non può deresponsabilizzare la comunità demandando colpe e oneri solo sugli operatori della scuola”. Serve, invece, scrivono, il coinvolgimento di “tutti gli adulti del nostro territorio, che come genitori, zii e nonni, devono sentirsi in dovere di far assumere apertamente ai minori le loro responsabilità senza difenderli sempre e a ogni costo“.

“I ragazzi si devono assumere le loro responsabilità”

I primi cittadini chiedono, quindi, di non nascondere le responsabilità dei figli con un malinteso senso di protezione. “Noi crediamo – sottolineano – che amare significhi educare all’autonomia; autonomia che si acquisisce imparando ad assumersi, anche di fronte alla società, le proprie responsabilità“. “Noi aborriamo con forza – proseguono – il linciaggio dei colpevoli, ma pretendiamo che gli adulti svolgano il proprio dovere sociale di educatori nel senso ora descritto. Solo attraverso l’assunzione delle proprie responsabilità si potranno gettare le basi per un effettivo cambiamento nei comportamenti“.

Dall’omologazione alla logica del branco

Un cambio che, sottolineano i primi cittadini, passa anche per il rifiuto del ruolo di “membri omologati di un gruppo”. “C’è a nostro avviso una diffusa sfiducia verso l’unicità individuale. In molti vivono con terrore la possibilità che i propri figli restino isolati e per questo li rendono predisposti all’omologazione che, troppo spesso, degenera in spirito di branco. Questo – concludono i sindaci – è l’approccio educativo che ci sentiamo di sostenere e l’invito che vogliamo rivolgere a tutti noi genitori, zii e nonni”.

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