Olanda, ora le gang di giovani vanno a caccia di pedofili

Il fenomeno è nuovo, ma sta già facendo scalpore. Parliamo della caccia al pedofilo (o al presunto tale) cui si sta dando vita in Olanda.

Trattasi di gruppi organizzati, che attraverso una predisposizione meticolosa, si adoperano per stanare chi abusa dei minori, creando delle vere e proprie azioni, che di dimostrativo possono anche non avere nulla. Il che, dal punto di vista di un sistema giuridico complesso ed evoluto come quello delle nazioni occidentali, può comportare come ovvio più di un problema. Stupisce anche la carta d’identità delle persone che scelgono di far parte di questi gruppi: sono giovani, alle volte giovanissimi. E, a quanto apprendiamo, sono soliti radunarsi mediante i social network, un vero e proprio spazio d’aggregazione virtuale ormai, in cui è possibilissimo creare reti, per poi declinare i propri piani sul piano della realtà.

L’esito può essere tragico, come accaduto nel caso di un insegnante di oltre settant’anni, Jan Kruitwagen, che è stato aggredito in un agguato. Poi l’uomo è deceduto per via delle conseguenze dell’aggressione. E le statistiche odierne raccontano di più di 200 episodi annui. Certo, la maggior parte delle persone sopravvive, ma gli enti preposti, stando a quanto riportato da ilCorrieredellaSera, hanno comunque invitato la popolazione a porre un freno a questo genere d’iniziative, che somigliano molto a forme di giustizia privata: “Fermatevi, smettetela di provocare, di fare gli investigatori, così non ci aiutate”, hanno fatto sapere i vertici della polizia olandese. Le iniziative, insomma, infastidirebbero anche il normale corso investigativo. Oltre al rischio violenza, ci sono anche le connessioni non secondarie con le piste seguite dai gruppi. In talune circostanze, del resto, quelle piste possono anche essere del tutto errate. Colpa di internet? Qualcuno se lo domanda. Ma il fenomeno – di questo sono sicure le autorità dell’Aja – andrebbe fermato.

La caccia al pedofilo rischia così di diventare un’attività capace di allargarsi a macchia d’olio su tutto il territorio nazionale. Sembra che queste azioni siano in qualche modo legata pure al tempo che le persone, in specie i giovani, hanno a disposizione per via delle misure di contenimento messe in atto dall’esecutivo per evitare la diffusione del nuovo coronavirus. Ma certo la “noia” non può rappresentare né un movente né una spiegazione sufficiente per quello che sta accadendo. Esistono anche comunità internaute tagliate sul tema dello smascheramento degli abusatori. La fonte ne cita due: Pedohunters NL e pedophiles unmasked,

L’Olanda, d’altro canto, è una nazione che, utilizzando un paradigma ratzingeriano, ha in questi anni dato prova di “relativismo”, come nel caso dell’accettazione dei club che promuovono lo sdoganamento della pedofilia. Ma in Olanda, nel 2006, è anche nato il cosiddetto “partito dei pedofili”. Insomma, il tema, anche dal punto di vista culturale, è in prima linea da tempi non sospetti. La polizia, nel frattempo, sta insistendo, cercando di sostenere argomentazioni che possano convincere questi gruppi ad evitare azioni come quella inflitta al professore o gesti simili e comunque violenti: “Questo comportamento da vigilantes è inutile – hanno fatto sapere ancora i vertici – perché le prove che questi cittadini pensano di avere sono molto spesso insufficienti o inesatte”. Possibile, insomma, che finiscano in mezzo anche innocenti.

Nel caso del professor Jan Kruitwagen – ad esempio – parliamo di un uomo che non aveva precedenti per abusi sessuali ai danni di minori.

il giornale.it

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