La censura dei “buoni”: zittire chi non si accoda al pensiero unico

Il coronavirus ha fornito agli occhi della popolazione mondiale la possibilità di comprendere l’imposizione del pensiero unico: nel corso di questa emergenza mass-media, giornali e fanatici del politicamente corretto hanno offerto spettacolo indegno, mostrandosi spesso in contrapposizione di idee tra di loro ma ben concordi sulla censura e sull’accusa di negazionismo (e conseguente censura) da attuare nei confronti di chiunque non si allineasse alla linea comunicativa del terrore.

Personaggi pubblici che ad inizio anno esponevano preoccupazione per il possibile arrivo della bomba sanitaria, ricevettero infondate accuse di razzismo ed allarmismo inutile da parte degli stessi che ancora oggi accusano di negazionismo chiunque ritenga la mascherina o i lockdown mezzi esagerati e dannosi per il contrasto alla pandemia.

Una sorta di grande fratello orwelliano si è dunque abbattuto su di noi: la linea di pensiero imposta è quella della privazione della libertà personale volta a difendere la salute comune, dimenticando però che senza certezza della propria libertà non si potrà ottenere serenità, aspetto fondamentale per godere di buona salute.

Una censura che viene da lontano

Se il Covid-19 ha dato chiarezza di tali metodologie, vi è però da constatare che i nemici della pluralità di dialogo e pensiero operavano già da tempo. Nell’agorà della politica e del dibattito pubblico la lista di silurati e censurati perché scomodi è lunga: ultimi solo in ordine cronologico il giornalista Mario Giordano, conduttore della trasmissione “Fuori dal coro” (censurato per aver dato parola a Vittorio Feltri, a sua volta alle prese con le conseguenze del politicamente corretto) ed il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, clamorosamente offuscato dai media americani (e mondiali) durante conferenze ufficiali tenute alla Casa Bianca, nelle quali esponeva l’accusa di eventuali brogli avvenuti nel corso delle elezioni del 3 novembre.

Al netto delle opinioni personali, sarebbe intellettualmente onesto e doveroso contrastare ogni tipo di censura, ritenendo il pluralismo di dialogo ed il confronto pubblico vero sale per il dibattito. E’ anche vero che la qualità della stampa nostrana continua a virare verso il basso, segno evidente che la retorica sui modelli italiani democratici e rispettosi altro non è che una invenzione degli stessi che tacciano di razzismo e sciacallaggio chiunque scelga, rispettosamente, di non calare la testa dinanzi al pensiero unico.

Tommaso Alessandro De Filippo

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