Dpcm, Lombardia e Piemonte “rifiutano la zona rossa”: scontro totale tra regioni e governo

Giuseppe Conte ha firmato il Dpcm, ma il punto nevralgico delle zone rosse non è stato ancora risolto. Fonti di Libero parlano infatti di un litigio ancora in corso sull’inquadramento delle varie regioni, dato che l’Italia con l’entrata in vigore del nuovo decreto verrà divisa in tre fasce di rischio: gialla, arancione e rossa. In quest’ultima praticamente sarà previsto un lockdown molto simile a quello dello scorso marzo, ritenuto l’unico modo efficace per abbassare drasticamente la curva epidemiologica in un tempo tutto sommato rapido. Per questo il Dpcm sarà valido fino al 3 dicembre, ma intanto la discussione sulle zone rosse continua: l’ordinanza per la serrata in Lombardia e Piemonte dovrebbe essere firmata nel pomeriggio di mercoledì 4 novembre, ma non è così scontato.

Stando alle indiscrezioni del Tg La7, le due regioni in cui dovrebbe scattare lo “scenario 4”, quello più grave dell’epidemia, rifiutano di essere trasformate in zona rossa: “Dopo due giorni di trattative è arrivato un decreto che non considera le osservazioni delle Regioni, lamentano i governatori, che vogliono evitare un lockdown come a marzo”. Alla fine però l’impressione è che l’ordinanza arriverà e dovrà essere digerita dagli amministratori regionali e locali: nelle zone rosse verrà imposta la chiusura di tutti i negozi non alimentari, fatta eccezione per le attività che riguardano la cura della persona. Da Lombardia e Piemonte fanno sapere che ancora non sono arrivate conferme ufficiali, ma è possibile che arrivino dopo le 16, quando sarà reso pubblico il bollettino dell’Istituto superiore di sanità, in base al quale si prenderà la decisione definitiva. 

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