Rivolta del nigeriano in carcere: mangia l’orecchio di un agente

La denuncia è arrivata dai vertici del sindacato di polizia penitenziaria Spp, increduli di fronte all’episodio accaduto nel carcere di Campobasso, in Molise, dove un detenuto nigeriano ha compiuto atti di cannibalismo.

Il carcerato africano ha aggredito quattro secondini, strappando con i denti l’orecchio di uno di loro. L’uomo ha ingoiato il pezzetto di carne senza battere ciglio e solo a quel punto è stato immobilizzato e reso innocuo. A quanto pare il carcerato soffrirebbe di una patologia psichiatrica. Il segretario generale del sindacato Spp Aldo Di Giacomo ha dichiarato al quotidiano Libero che resta irrisolto il problema dei detenuti psichiatrici abbandonati nelle galere italiane.

Dal racconto del sindacalista, lo stesso nigeriano nel recente passato si sarebbe reso protagonista di altri atti di violenza nei confronti degli agenti di polizia penitenziaria. La vicenda del carcere di Campobasso ha provocato anche la reazione della politica. Il segretario della commissione antimafia della Lega Gianni Tonelli e il commissario del partito di Matteo Salvini in Molise Jari Colla si schierano alla parte dei secondini, che sono costretti a lavorare in condizioni difficili e di precarietà all’interno delle case circondariali.

La Lega ha da tempo proposto in Parlamento di dotare gli agenti della polizia penitenziaria di mini telecamere in grado di videoregistrare tutto quello che accade nelle carceri. Il progetto, presentato anche al garante per la privacy, prevede l’implementazione di due sistemi di registrazione audio/video: uno applicato a veicoli della polizia penitenziaria e l’altro indossato direttamente dagli agenti in servizio. Gli apparecchi in dotazione potranno essere attivati sia a distanza, dalla centrale operativa competente, sia dall’operatore impegnato sul campo, ma solamente in specifici contesti preventivamente determinati, come, ad esempio, il trasferimento o il piantonamento di detenuti o la tutela dell’ordine e della sicurezza negli istituti penitenziari (perquisizioni straordinarie, sommosse, interventi per reati in atto).

Al fine di garantire il corretto trattamento dei dati e il rispetto dei diritti delle persone riprese, tutte le attività di videosorveglianza verrebbero sottoposte a precisi controlli gerarchici e verifiche. Sarebbe, ad esempio, vietato agli operatori di trattenere copia dei filmati, di divulgare o comunicare indebitamente il loro contenuto. I filmati scaricati, tra l’altro, avrebbero impresso il numero identificativo dell’apparecchio utilizzato, che consentirebbe di individuare l’agente o il veicolo cui l’apparecchio era in dotazione, nonché la data e l’ora delle registrazioni. Gli operatori, inoltre, quando la situazione sul campo lo consente, dovrebbero informare le persone riprese con i dispositivi mobili che è in corso una registrazione per motivi di sicurezza. Questa richiesta dei rappresentanti del Carroccio continua a non essere discussa nelle aule parlamentari.

il giornale.it

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