“Pronto soccorso affollati? Il 60% è in codice verde”. Zangrillo invita alla calma

Il dottor Alberto Zangrillo, primario di anestesia e rianimazione dell’ospedale San Raffaele di Milano, continua a far sentire il proprio dissenso verso la vulgata catastrofista dell’epidemia.

60% di codici verdi

Intervenuto a La Vita in diretta il professore ha voluto buttare acqua sul fuoco in merito all’allarme per l’aumento di chiamate al 118: la maggioranza risulta essere costituita da codici verdi. «Noi vediamo che il 60% dei pazienti che giungono in ospedale sono pazienti che vengono dimessi entro le 10 ore successive. Quindi sono i cosiddetti codici verdi». Una descrizione lontana anni luce dagli ospedali-lazzaretto, al collasso, descritti dai media in questi giorni. Un dato è però certo: cresce il numero dei cittadini che si presentano per paura, con lievi sintomi influenzali, e alcuni di questi finiscono ricoverati a scopo precauzionale. Portando via spazio e tempo a chi ne avrebbe veramente bisogno. E non parliamo solo degli affetti da Covid-19.

Italiani spaventati, pronto soccorso presi d’assalto

«Io ritengo che questo dato sia assolutamente comprensibile», ha poi proseguito Zangrillo, «perché abbiamo sempre denunciato il fatto che ci sia in qualche modo un disorientamento generale da parte delle persone, che sono molto spaventate e non hanno un punto di riferimento». Questo «grazie» anche alla comunicazione allarmistica e frammentaria diffusa dalle istituzioni e dai media allineati; una diffusione martellante, durata mesi, di notizie catastrofiche che hanno finito per terrorizzare gli italiani. Che ora si recano al pronto soccorso per qualche linea di febbre.

Anche Fontana è d’accordo

«Questo punto di riferimento lo trovano sicuramente in un ospedale, però in un ospedale ci sono vari livelli di cura. C’è la semplice osservazione, c’è una terapia – quando indicata – di sostegno all’ossigenazione, poi c’è una vera e propria assistenza ventilatoria non meccanica, fino alla situazione più estrema». Tesi dell’allarmismo respinta anche questa volta, avvalorata dalle dichiarazioni di stamattina del governatore della Lombardia Fontana, che definisce la situazione «ancora sotto controllo» e consiglia a chi ha lievi sintomi: «Prima di andare al pronto soccorso si rivolgano al loro medico di base, perché la notizia che arriva da molti presidi è proprio che molte persone entrano al pronto soccorso senza che sia necessario». A questo proposito Zangrillo ha evidenziato la necessità di «organizzarsi sul territorio», curando a casa i paucosintomatici per non affaticare ulteriormente il sistema ospedaliero.

Manteniamo la calma

«Non dobbiamo perdere la razionalità», spiega per l’ennesima volta  il primario del San Raffaele. «Abbiamo tutti il dovere di dare delle informazioni corrette, non c’è in questo momento il disastro. Dobbiamo tutti fare la nostra parte». Concetto che non aveva mancato di ricordare anche durante l’intervento di ieri a L’aria che tira, riportato da Adnkronos: «Forse la mia età non più “verde” mi permette di avere una visione un po’ più d’insieme, e quindi di cercare di raccontare la verità senza eccedere né nell’ottimismo né nel catastrofismo», aveva spiegato. «Quello che osserviamo è che coloro che hanno bisogno di cure intensive sono una netta minoranza. Con questo non dico che non ci siano malati in terapia intensiva e che non vi saranno, però quella curva esponenziale che terrorizza per il momento non c’è».Cristina Gauri

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