Quanta ipocrisia sulle mascherine. C’era una norma: la ignorarono

Oggi il governo impone mascherine all’aperto, nei luoghi pubblici e pure in casa. Giuseppe Conte conduce una conferenza stampa senza mai toglierla di dosso. E Luigi Di Maio conferma che hanno “salvato tantissime vite umane”. Un entusiasmo per i Dpi diffusi che può avere una logica, ma che nasconde un’ipocrisia di fondo.

Solo sei mesi fa, infatti, commentatori, esperti, politici e pure il ministero della Salute ritenevano le mascherine praticamente inutili. O quasi. Tanto che il governo arrivò a prescriverle solo a chi “sospetta di essere malato”, ignorando addirittura una norma europea che invece le definiva perfette per frenare eventi pandemici.

La rivelazione è contenuta nel “Libro nero del coronavirus: segreti e retroscena della pandemia che ha sconvolto l’Italia”, edito da Historica Edizioni (clicca qui). Ad inizio emergenza, il ministero diretto da Roberto Speranza pubblica un Faq sul suo sito (ora scomparsa) per spiegare che l’Oms raccomanda di coprirsi la bocca “solo se sospetti di aver contratto il nuovo coronavirus”, cioè nel caso si abbiano “sintomi quali tosse e starnuti” o se si è stati vicino ad una persona “con sospetta infezione da coronavirus”. Per tutti gli altri, in assenza di sintomi di malattie respiratorie”, la mascherina “non è necessaria”.

La posizione come noto cambia qualche mese più tardi. E tutti iniziano ad vestire le mascherine di ordinanza. Ma per tante, troppe settimane i politici (sì, anche quelli di maggioranza) fanno l’esatto contrario, mettendo alla gogna chi – come Attilio Fontana – si ostina a indossare le protezioni. Ricordate il video in cui il governatore lombardo prova a infilarsi un Dpi? Avversari, commentatori e presunti intellettuali lo massacrano. “La mascherina in diretta Facebook non serve a nulla esattamente come non serve metterla in aula alla Camera”, dice Matteo Orfini. Gli fa eco il collega Maurizio Martina, che invita Fontana a non “alimentare il panico”. E anche dal M5S si levano cori di scherno: per Toninelli il leghista espone l’Italia “al rischio di un isolamento economico che non ha alcuna giustificazione”. Lo stesso fanno i grandi giornali, oggi in prima linea nel sottolineare la correttezza delle disposizioni di Conte e ieri pronti a versare fiumi di inchiostro contro Fontana. Il Sole la definisce una “sceneggiata”. Il Foglio un “moltiplicatore dell’effetto panico”. E Selvaggia Lucarelli la dipinge come una “figura di merda”. Una dei tanti a realizzare, sull’argomento, una doppia capriola carpiata con discreta nonchalance.

Il paradosso si completa il 5 aprile, quando cioè morivano 500 persone al giorno e si contavano quasi 4mila persone ricoverate in terapia intensiva (ieri, per dire, ne sono decedute 31 e quelli intubati in totale sono “solo” 337). La Lombardia quel giorno rende obbligatorio l’uso delle mascherina (o foulard) quando si esce di casa. Apriti cielo. Subito il presidente del Cts, Franco Locatelli, si affretta a precisare che l’ordinanza non è ispirata alle indicazioni del Cts e il commissario Angelo Borrelli, quasi piccato, replica con un secco “io non la uso”. In fondo Valter Ricciardi, tra febbraio e marzo, la metteva così: “Le mascherine alla persona sana non servono a niente”. E anche l’Oms sostanzialmente ha per lungo tempo confermato che “esistono prove limitate che indossare una mascherina da parte di individui sani nelle famiglie o tra i contatti di un paziente malato o tra chi si trova in posti con altre persone possa essere utile come misura preventiva”. A rileggerle oggi, fa un po’ sorridere.

Anche perché in realtà bastava leggere un norma redatta dall’European Committee for Standardization (Cen), e recepita da quelle nazionali Uni, per capire che le mascherine sarebbero state utili a contenere la pandemia. Si tratta, come rivela il Libro nero del coronavirus, di una norma tecnica (UNI EN 14683:2019) indicata dallo stesso ministero della Salute come punto di riferimento per la fabbricazione delle mascherine chirurgiche in piena emergenza e che normalmente garantisce i requisiti essenziali di sicurezza di quelle marcate CE. “Le maschere facciali ad uso medico – si legge – possono anche essere destinate ad essere indossate dai pazienti e da altre persone per ridurre il rischio di diffusione delle infezioni, in particolare in situazioni epidemiche o pandemiche”. Più chiari di così… Ma chi oggi predica con la mascherina in mano, ieri faticava ad indossarla.

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