Pingitore: “Ragazzi di Buda la scrissi come canto di libertà, bene studiarla a scuola”

“Una cosa che appoggio anche se non sono io a chiederlo e che penso non accadrà mai. Ma il fatto che ci sia stata una proposta in questo senso e che la mia canzone venga portata a simbolo di libertà non può che farmi piacere“. Così Pier Francesco Pingitore ha commentato all’Adnkronos la proposta di due senatori della Lega, Claudio Barbaro e William De Vecchis, che hanno presentato un apposito disegno di legge per “il riconoscimento della canzone Avanti Ragazzi di Buda quale espressione dei valori fondanti della Repubblica”. Invece di far imparare Bella Ciao agli studenti delle scuole italiane, come proposto da alcuni parlamentari del Pd, per i due esponenti leghisti merita semmai un particolare riconoscimento la canzone scritta da Pingitore nel 1966.

Una canzone meravigliosa

Un’idea che è piaciuta molto al regista e fondatore del Bagaglino, che ideò quel testo. “L’ho fatto con il cuore, una canzone che ho scritto a dieci anni dalla rivolta. L’ho cantata poi tante volte e, oltre a me, è stata intonata in Italia e in Ungheria. Il video virale dei ragazzi di una scuola di Budapest che la cantano un po’ in lingua originale e un po’ in italiano è davvero emozionante“, ha dichiarato Pingitore. Il filmato a cui si riferisce il fondatore del Bagaglino – e che tre anni fa vi mostrammo su questo giornale – è infatti bellissimo e toccante. Qualcuno, ovvero i soliti noti della sinistra ciarlante, ha però provato a bollare la canzone in questione sic et simpliciter come “fascista”. Ma come fatto notare da Pingitore “per una certa parte politica è fascista ciò che non è comunista. Semmai è una canzone anti comunista, ma mi trovassero questi signori una sola parola dove c’è un richiamo al Ventennio. Evidentemente nemmeno hanno mai letto il testo”.

La rivolta contro “un sistema inumano”

Poi il regista spiega anche perché decise di scriverla. “E’ nata in maniera spontanea – dice Pingitore – in un momento in cui la rivolta sembrava dimenticata da tutti. Una rivolta in cui molti giovani vennero barbaramente uccisi, fucilati anche negli anni successivi. L’ho sempre vista come un grido di rivolta, di solidarietà, che ha squarciato un sistema. Fu una rivoluzione che ha di fatto certificato il fallimento del regime comunista, una rivoluzione di un popolo contro quelle stesse persone che erano stati, diciamo, i loro ‘dirigenti’ e ai quali si sono ribellati perché non ne potevano più di un sistema inumano“. Evidentemente ai detrattori dei “ragazzi di Buda” dà fastidio che si ricordi proprio le nefandezze di quel sistema. E che si intoni un meraviglioso canto di libertà.

Eugenio Palazzini

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