Stato di emergenza, il Cts si sfila: è una scelta politica, non tecnica. Opposizione all’attacco

Una scelta politica, non tecnica. Fa discutere la nuova proroga dello stato di emergenza (dal 15 ottobre fino al 31 gennaio ) deciso dal governo. Che permette a Conte di proseguire con le procedure straordinarie esautorando di fatto il Parlamento. Dopo dopo un incontro con la maggioranza, il premier ha annunciato quello che da giorni era nell’aria. Altri quattro mesi di super poteri per l’avvocato del popolo.

Stato di emergenza, il Cts non c’entra

Con lo stato di emergenza, infatti, restano in piedi tutti gli organismi creati ad hoc dal capo del governo: commissario straordinario e comitato tecnico scientifico. Ma soprattutto  il ricorso ai famigerati dpcm (decreti presidenza consiglio dei ministri) ampiamente utilizzati dall’inizio della pandemia. Ieri il ministro della Salute Speranza, Roberto Speranza, si  è appellato solennemente alla pazienza degli italiani. “Dobbiamo resistere col coltello tra i denti in questi 7-8 mesi difficili che ci attendono”.

Opposizione all’attacco: Conte venga in Parlamento

Se l’opposizione va all’attacco e chiede che il premier riferisca alle Camere, Ranieri Guerra, direttore aggiunto dell’Oms, membro del Cts, sottolinea la natura politica della decisione.  Non è una richiesta del comitato tecnico scientifico, insomma, ma una presa di posizione di Palazzo Chigi. “E’ una scelta politica, non tecnica. Al tecnico spetta di fornire l’evidenza che può portare a questa decisione piuttosto che un’altra”. Parola di Ranieri Guerra, ospite di Agorà. Sull’aumento dei contagi poi esclude la responsabilità della riapertura delle scuole. “Non ha pesato. Se ci sarà un dato lo vedremo tra una settimana-10 giorni”.

Meloni: serve a coprire le liti dentro al governo

Insomma o la situazione, con l’impennata di contagi, si è aggravata e gli italiani devono essere informati. O il prolungamento dello stato di emergenza è uno scudo per coprire le liti quotidiane tra Pd e 5Stelle. E’ il parere di Giorgia Meloni che chiede un dibattito parlamentare. “Sarebbe gravissimo”, dice la leader di Fratelli d’Italia” se fosse l’ennesima trovata per tenere sotto scacco l’Italia e coprire i litigi interni al governo”. Matteo Salvini tira le orecchie al governo che blinda la democrazia.  “Sono stufo di leggere sui giornali quello che propone Conte. Gli dà fastidio confrontarsi con i parlamentari? Se avesse la bontà di coinvolgerci magari sarebbe meglio per tutti. Su alcune cose magari ci convince, su altre lo convinciamo noi. C’è un Parlamento”.

Attenzione all’abuso dei dcpm

Intanto il presidente emerito della Corte costituzionale, Cesare Mirabelli, lancia l’allarme. ”Attenzione all’uso di decreti del Presidente del consiglio dei ministri che sono pur legittimi atti amministrativi”. E ricorda che in questo modo viene meno la decisione del Parlamento “e quindi la responsabilità politica immediata dell’organo rappresentativo della sovranità nazionale. I dpcm non sono sottoposti alla firma del Presidente della Repubblica e non sono neanche soggetti ad approvazione da parte del Parlamento. Che però conserva tutti i suoi poteri. Perché ha un potere di indirizzo, di controllo, e può arrivare anche a sfiduciare il governo se abusasse di questo potere”.

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