Cina, peste bubbonica: stato di emergenza in contea Yunnan

Il primo campanello d’allarme era risuonato lo scorso 8 agosto nella regione autonoma della Mongolia Interna, nella parte settentrionale della Cina, a due passi con la Mongolia. In quei giorni le autorità locali decisero di portare il grado di allerta per la prevenzione della peste bubbonica al secondo livello su un totale di quattro fasce. La zona rossa coincideva con il villaggio di Suji Xincun, situato nella città-prefettura di Baotou, un centro urbano abitato da circa 3 milioni di abitanti.

A distanza di un mese, il “batterio della peste”, come viene comunemente chiamato lo Yersinia pestis, è tornato a spaventare il Dragone. Niente steppe: questa volta il nuovo focolaio è localizzato nella provincia sud-occidentale dello Yunnan. La stampa cinese ha scritto che il 27 settembre è stato confermato un caso precedentemente sospetto di peste bubbonica. Il caso, segnalato il 24 settembre, ha coinvolto un bambino di tre anni nella contea di Menghai.

Secondo quanto riferito dal Song Zhizhong, direttore del Centro di controllo e prevenzione delle malattie provinciale, lo Yunnan ha già segnalato casi di peste bubbonica. La probabilità di trasmissione da uomo a uomo, sottolineano gli esperti, è minima. Le ultime indagini effettuate nei villaggi vicini alla contea interessata, inoltre, non avrebbero rinvenuto nuovi casi sospetti. “Poiché il sospetto paziente aveva assunto antibiotici per il trattamento, i bacilli della peste non sono stati rilevati immediatamente nei test del campione. Ma quando gli anticorpi relativi alla peste si sono moltiplicati in campioni di test di laboratorio, il caso è stato infine confermato”, ha spiegato Song parlando del bambino.

La risposta del governo

Certo è che dopo la pandemia di Covid-19 il governo cinese non vuole correre ulteriori rischi. È per questo che le autorità locali hanno subito lanciato una risposta di emergenza di livello quattro, massimo livello di emergenza, per prevenire la diffusione della peste dopo l’identificazione del caso. Caso, tra l’altro, scoperto durante uno screening della malattia in tutta la contea dopo che tre ratti erano stati ritrovati morti per ragioni sconosciute in un villaggio limitrofo.

Ricordiamo che soltanto poche settimane fa due persone erano morte di peste bubbonica in Mongolia Interna. In quell’occasione il contagio era probabilmente giunto dalla confinante Mongolia, dove 17 province su 21 sono state dichiarate a rischio per la diffusione della peste. Per quanto riguarda lo Yunnan, stiamo parlando di una provincia situata al confine con la Birmania.

Nel comunicato emesso dal Centro di controllo e prevenzione delle malattie si legge che nei giorni precedenti alla rilevazione del caso sospetto gli abitanti di un villaggio dell’area avevano segnalato il rinvenimento di ratti morti per ragioni inspiegabili. Personale sanitario aveva quindi effettuato test sulla popolazione locale scoprendo il contagio. Il bambino avrebbe tuttavia sintomi lievi e non avrebbe contagiato altre persone. “Sul posto, è stato istituito un team professionale di esperti per eseguire ispezioni, diagnosi e quarantena, per condurre un’indagine completa sui pazienti con febbre e per attuare l’isolamento e la diagnosi dei pazienti sospetti e varie attività di prevenzione e controllo epidemico”, si legge ancora nel comunicato.

Ratti e marmotte

L’intera vicenda è stata raccontata anche dal quotidiano cinese Global Times che, citando un funzionario anonimo, ha scritto che in tutta la contea di Menghai è in corso una campagna di risanamento incentrata sull’eradicazione di pulci e roditori. Wang Peiyu, vice capo della School of Public Health dell’Università di Pechino, ha dichiarato che è improbabile che la peste si diffonda nello Yunnan, ma i cittadini devono prestare la massima attenzione alla possibilità di infezioni, poiché la malattia può diffondersi rapidamente tra i topi. “I ratti infetti sono una fonte chiave della malattia, che si trasmette anche agli esseri umani attraverso i morsi di pulci infette”, ha detto Wang. Il tasso di mortalità della peste è stimato in un range compreso tra il 40 e il 50%. In Mongolia, invece, la recrudescenza della peste sarebbe dovuta al consumo della carne di marmotta.

il giornale.it

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